san Paolo

san Paolo
D’improvviso lo avvolse una luce dal cielo (At 9,3)

Chi siamo

Carissimi amici, fratelli e sorelle,
vorrei ora presentarmi:

 
il mio nome è Roberto, 
Roberto Lucioli (42 anni).

Sono sposato da 6 anni con Patrizia (42),
che mi ha dato la grande gioia
("croce e delizia", per la verità...)
di due splendidi bambini,  
Francesco (5) ed Elisabetta (4). 
La nostra vorrebbe essere 
una famiglia cristiana!


Come potrete immaginare, la cosa non è affatto semplice...


Ma noi si va avanti camminando in pace,
pur tra mille difficoltà e dubbi e precarietà
e alti e bassi e quant'altro, perché in fondo
quello che fa la famiglia cristiana 
è semplicemente il fatto di
avere Gesù Cristo qui tra noi: 

è lui la nostra Pace, è la sorgente 
che la fa sgorgare sempre rinnovata, pura e cristallina.

Noi siamo testimoni del fatto che Gesù, 
attraverso la Chiesa, i sacramenti, l'ascolto della Parola 
e delle catechesi, l'esperienza dello stare insieme in una comunità riunita di fratelli, l'aiuto dei preti e dei catechisti,
ha veramente il potere di cambiare l'acqua sporca in vino nuovo, come alle nozze di Cana (Gv 2, 1-11).






Sono nato a Roma, quartiere San Giovanni 
(i miei abitavano allora a via Pompei)
mercoledì 27 gennaio 1971, per grazia di Dio Padre.


Basilica di San Giovanni
Via Pompei


Sono nato negli anni di piombo e della crisi energetica,
subito dopo la rivolta studentesca,
gli anni della contestazione e della ormai mitica guerra del Vietnam,
delle Brigate Rosse e delle bombe nelle piazze,
della strategia della tensione, dei servizi deviati
e dei tentativi sotterranei di golpe.

Sono poi cresciuto negli anni delle vacche grasse e della restaurazione
a colpi di McDonalds e Drive in, degli yuppies e dei paninari,
dei vestiti griffati, di Craxi e dei pentapartiti,
dell'irresistibile ascesa delle televisioni berlusconiane,
della Roma di Falcao e Cerezo contro la Juve di Platini e Boniek.

Avevo 18 anni quando crollò il muro di Berlino
e tutto quello che sembrava non sarebbe potuto mai cambiare
venne improvvisamente spazzato via dallo tzunami della Storia:
l'impero sovietico si dissolse in poco tempo senza spargimento di sangue,
portando via con sé anche la cappa di angoscia per la paura di un'imminente guerra nucleare,
mentre in Italia tangentopoli avrebbe fatto fuori un'intera classe dirigente,
aprendo la speranza di un futuro migliore.

Avevo 30 anni l'11 settembre 2001,
quando il mondo riscoprì all'improvviso la paura del terrorismo globale,
mentre noi italiani stavamo capendo sempre più chiaramente
che il prezzo da pagare per le rapine del passato
e per quelle future era davvero molto alto,
perché entrare in Europa non aveva fatto altro che rendere manifesto
il fatto che stavamo diventando sempre più poveri.

Intanto il bipolarismo in versione spaghetti,
con i vari antagonismi D'Alema-Berlusconi, Prodi-Berlusconi,
Veltroni-Berlusconi, ci accompagnava nell'attuale epoca
della crisi finanziaria all'americana, finendo per farci quasi rimpiangere,
molto italianamente, i governi di Andreotti e della D. C.

Ormai sulla soglia dei 40 anni,  spero almeno di aver imparato 
a diffidare tanto delle figure del messianismo politico 
quanto dei giustizieri mediatici e non,
ma anche a non disperare mai, perfino nei momenti più bui della storia,
perché è Cristo il Signore della storia e sarà sempre sua l'ultima parola.


Il mio nome deriva dal provenzale "Robert", 
tratto dall’antico germanico "Hruodbert", 
composto da "Hruod" (gloria) e da "bert" (splendente), 
e significa «splendente di gloria»

Mia madre dice che non c'è un motivo particolare 
per cui i miei hanno scelto questo nome: gli piaceva e basta
Mi piace pensare che gliel'abbia ispirato il mio o il suo angelo custode
magari riferendosi alla gloria di cui parlava san Paolo scrivendo ai Corinti:

"E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, 
veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, 
secondo l'azione dello Spirito del Signore..." (2Cor 3,18)

"E Dio, che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», 
rifulse nei nostri cuori, per far risplendere 
la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo.
Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta
affinché appaia che questa straordinaria potenza 
appartiene a Dio, e non viene da noi..." (2Cor 4,6-7)


Molto bello e significativo per me, il fatto che anche il mio cognome 
abbia a che fare con la luce:
Lucioli deriva dall'ipocoristico (cioè diminutivo, vezzeggiativo) latino
"Lucìolus", derivato a sua volta dal praenomen "Lucius"
(“Lucius parvus”, ossia "piccolo Lucio"), uno dei più diffusi all'epoca romana,  
che significa "luminoso, splendente", ma anche "nato nella luce". 

In fondo il mio nome potrebbe essere così parafrasato:
"piccola luce splendente di gloria" 
[della gloria di Cristo]

Il mio battesimo, 21 marzo 1971, Parrocchia della Natività
a via Gallia, rimandato di una settimana per una forte nevicata a Roma


DEAD MAN WALKING


Egli lo trovò in terra deserta, in una landa di ululati solitari...
 lo allevò, ne ebbe cura, lo custodì come pupilla del suo occhio 
(Dt 32, 10-12)

     “Dalle angosce mi hai liberato” 
(Sal 4,2)

“Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, 
ma il Signore mi ha raccolto” 
(Sal 27,10)

C'è un un testo di Benedetto XVI che mi ha acceso una grande luce 
per capire la mia giovinezza e la prima parte della mia vita:


“Guardando alla storia recente, è fallita la previsione di chi, dall’epoca dell’Illuminismo, preannunciava la scomparsa delle religioni ed esaltava una ragione assoluta, staccata dalla fede, una ragione che avrebbe scacciato le tenebre dei dogmatismi religiosi e avrebbe dissolto il “mondo del sacro”, restituendo all’uomo la sua libertà, la sua dignità e la sua autonomia da Dio… 

Anche dopo aver perduto la somiglianza con Dio a causa del peccato, l’uomo rimane ad immagine del suo Creatore. Egli conserva il desiderio di colui che lo chiama all’esistenza… 
L’uomo è per sua natura religioso, è homo religiosus come è homo sapiens e homo faber: 
il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo,  perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio.

L’immagine del Creatore è impressa nel suo essere ed egli sente il bisogno di trovare una luce per dare risposta alle domande che riguardano il senso profondo della realtà; risposta che egli non può trovare in se stesso, nel progresso, nella scienza empirica… 

L’uomo sa che non può rispondere da solo al proprio bisogno fondamentale di capire. Per quanto si sia illuso e si illuda tuttora di essere autosufficiente, egli fa l’esperienza di non bastare a se stesso. Ha bisogno di aprirsi ad altro, a qualcosa o a qualcuno, che possa donargli ciò che gli manca, deve uscire da se stesso verso Colui che sia in grado di colmare l’ampiezza e la profondità del suo desiderio.  

L’uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l’Assoluto
l’uomo porta in sé il desiderio di Dio” 

(Benedetto XVI, Udienza Generale 11-5-2011)

 
In effetti, 24 anni fa, prima di incontrare Gesù Cristo
tramite la Chiesa Cattolica e le catechesi
 del Cammino Neocatecumenale,
ero finito in una specie di vicolo cieco
Era il 1988 e avevo 17 anni

Da un po’ di tempo ero disorientato e depresso
perché la vita mi sembrava un'assurdità 
senza alcun senso e non avevo strumenti
per comprendere e reagire
alla crisi dei miei genitori,  
della società che mi circondava e di quella mia personale.  

Ero diventato come una specie di Zombie
un “dead man walking”, 
perché mi sentivo morto dentro 
e mi lasciavo vivere andando alla deriva: 
se non fosse intervenuto Cristo, 
avrei fatto prima o poi una brutta fine, 
sarei stato forse un barbone o un suicida

Da sempre insicuro cronico e pieno di complessi
soffrivo terribilmente la macanza di punti di appoggio
fermi, certi, affidabili. 
Ciò era dovuto tra l'altro all'assenza di mio padre
che lavorava a Napoli ed aveva un carattere molto chiuso, 
e al rifiuto e al bullismo che avevo subìto alle scuole elementari.


Sono il quarto in alto da destra. Essendo di gennaio, passai direttamente in seconda: non sembra, ma ero il più piccolo.







Fin dalla prima adolescenza, c’era però in me 
anche una grande sete di verità e di autenticità
e come un’ansia di bellezza, di giustizia e di Assoluto 
che si esprimevano soprattutto nell’amore per le arti in genere 
(soprattutto il disegno, la musica e il cinema) e per la filosofia, 
ma che non avevano poi alcun riscontro nella mia vita concreta, 
per cui finivo spesso col rinchiudermi in un mondo di sogni, 
con le cuffie alle orecchie o perduto dentro a un film.  

Sentivo a volte che ero fatto per qualcosa di grande e di importante
che non poteva consistere in quella vita che facevo, così miserabile, vuota e superficiale. 

Ho scoperto più tardi che il desiderio profondo di Dio,
da sempre inscritto nel mio cuore,
era stato soffocato dalla cultura marxista, anticlericale e materialistica 
che mi circondava, in famiglia come tra i ragazzi del mio quartiere 
e nei mass media, dove le sole divinità cui ci si prostrava davvero 
erano 'a Roma, i soldi, il successo, la bella vita
le stelle dello spettacolo o dello sport e le belle donne.
Significativamente, dalla finestra del mio palazzo di 7 piani,
era impossibile guardare il cielo, si vedeva un altro palazzo ancora più alto...

via Pisino, al Collatino, vicino Centocelle, dove sono cresciuto

Ricordo ancora, ad esempio, il borgataro a cui chiesi: 
Ma tu non hai paura dell’Inferno?” 
Rispose con un sorriso di scherno: 
L’Inferno se l’è inventato Dante!” 
O che durante le messe importanti, i maschi della mia famiglia 
stavano spesso fuori a fumare o a chiacchierare, 
mentre l’unica cosa che in fondo mi ha trasmesso mio padre 
è stata la passione per il calcio...

A quel periodo, intorno ai 5-7 anni, insieme ad amichetti più grandi,
risale pure la devastante quanto precoce perdita della purezza
con la scoperta di una sessualità vissuta in maniera giocosa,
ma anche selvaggiamente priva di ogni educazione alla castità, 
al pudore o alla modestia, nel segno della pornografia. 

Avevo quindi praticamente mollato la Chiesa
(una chiesa che mi era parsa soltanto precettistica
e moralistica, fatta di preghierine da imparare a memoria e difficili gesti rituali) 
dopo la prima comunione, senza mai aver fatto 
una seria esperienza di fede, per cui non potevo vedere
la presenza e l'amore di Dio Padre,
né la sua premurosa provvidenza nella mia vita concreta:
tutto mi sembrava dovuto al Caso, ad un Caos indefinito
o comunque a un Destino misterioso e beffardo, spesso crudele.

Vivevo una specie di pessimismo cosmico
presente nella mia famiglia come in certa sottocultura borgatara romana,
una credenza superstiziosa secondo cui la Iella si divertirebbe
a perseguitare le sue vittime prescelte:

e te pareva?”; "poteva anna' peggio..."; 
la Fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo…”, 
e tutto questo alla fine sfociava nell’Assurdo
nel nonsense alla Woody Allen o alla Monty Python.
Il mondo pareva regolato dalla celebre Legge di Murphy,
secondo la quale tutto ciò che può andare male, lo farà.

In una tale visione del mondo, l'ordine, la regola,
l'autorità e il giudizio morale, insomma ogni caratteristica paterna
diventavano un nemico da combattere,
qualcosa da temere e fuggire come chi voglia rinchiuderti
in gabbie precostituite o castrarti per sottometterti
al suo potere dispotico.


Mi portavo dietro le conseguenze di ferite 
che nessuno aveva mai medicato 
e che neppure io vedevo né capivo bene, 
come il rifiuto e il bullismo che avevo subìto 
dapprima dai nuovi compagni della scuola elementare 
e poi qualche anno dopo da mio fratello maggiore 
con la cerchia dei nostri amici sotto casa, 
il senso di abbandono e di incomprensione da parte dei miei genitori 
e la tremenda vergogna e l'oscuro senso di colpa 
per la schiavitù compulsiva della masturbazione e della pornografia.



negli anni '80 ci hanno cresciuto programmi altamente educativi...
...quali "Drive in" e "Colpo grosso",
poi vennero le pubblicità notturne...

***A questo proposito, mi si permetta un'ulteriore digressione:
più tardi mi sono chiesto che cosa cercassi veramente 
in quel desiderio atavico, profondissimo, che a volte pareva 
quasi irresistibile e irrimediabile, tanto più forte di me stesso 
(oltre naturalmente al mero istinto sessuale, che pure ha i suoi diritti).

Capii che vi cercavo un rifugio, una sicurezza profonda che mi era stata negata,
un calore, come un ritorno nell'utero materno, una unione profonda,
a volte fino a uno scioglimento, a una dissoluzione,
col rischio di diventare a volte una nullificazione e una fuga dalla realtà,
coi suoi dolori e le sue responsabilità.
In fondo, cercavo proprio Dio, che è il vero rifugio, paterno e materno,
provvidente e premuroso, l'unica vera sicurezza possibile. 

Cercavo poi una sensazione forte, un'emozione che diventa come una droga,
un piacere stupefacente e anestetizzante, che è poi in fondo una specie di caricatura 
o di surrogato di quello che si incontra nella mistica e nell'estasi,
nella relazione d'amore con l'Altro, dove diventa donazione e offerta reciproca:
la vera gioia, la vera pace e pienezza di vita è in Cristo.

Cercavo la bellezza, le curve sinuose, la pelle liscia e vellutata,
una bellezza che pervertiva quella creata da Dio, 
del corpo come tempio dello Spirito Santo e luogo deputato del Bell'amore,
la vera bellezza manifestata in Cristo e in Maria, 
umile, dolce, modesta, affettuosa, mite, luminosa, casta, pura, immacolata,
serva e Regina insieme, dignitosa e rispettosa, la bellezza dello Spirito,
di un corpo glorioso e celeste a cui siamo tutti chiamati e destinati.

Cercavo uno sguardo che mi cercasse, che mi desse attenzione
e mi dicesse che ero importante, che ero qualcuno, 
e che mi illudesse che avevo un potere, che potevo attrarre qualcun'altro,
che ero come un Re, degno di essere servito e riverito, adorato:
ed è la verità che sono importante e prezioso per Dio Padre, che ha dato il suo Figlio per me,
e per Cristo, che ha dato il suo corpo e il suo sangue per me, 
che sono amatissimo e chiamato ad essere re e figlio di Dio adottivo!
Ma la pornografia perverte questo desiderio nella menzogna idolatrica del farti dio dell'altro,
ciò che sfocia nella tirannia, nella violenza, nella vessazione dell'altro,
nella sua umiliazione sadica, che è il contrario di ciò che è davvero Dio, 
che è amore instancabile, dono, servizio, zelo per l'altro, cura, dedizione...

Cercavo disperatamente un tu, una qualunque forma di comunicazione,
qualcuno o qualcosa che mi dicesse o mi provasse che non ero solo,
che non ero stato abbandonato, perché in fondo non ero capace di comunicare
normalmente con gli altri attraverso la parola e la relazione adulta.
E' una menzogna e un'illusione tremenda credere di essere soli, 
difficilmente superabile, perché siamo noi in realtà che spesso ci chiudiamo 
e non siamo in grado di vedere gli altri,
sia i nostri vicini del mondo visibile, sia quelli del mondo invisibile 
(angeli, santi, Maria nostra Madre e Dio Padre, Figlio e Spirito Santo).
E' il peccato che spesso ti fa stare solo, se credi alla falsità
che Dio ti giudica e ti odia e non può amarti così come sei
e ti disprezza e ti schifa come fai tu,
mentre la Misericordia di Dio è davvero impressionante!!!***

 
Perciò mi disprezzavo terribilmente, 
non mi sentivo per niente stimato dagli altri 
ed ero molto chiuso in me stesso: 
non vedevo la mia bellezza come opera di Dio, 
il fatto che sono prezioso ai suoi occhi,
la possibilità di fare qualcosa di buono nella mia vita
ero un complessato, mi sentivo incapace e inferiore agli altri, 
pur non vedendo la maggior parte dei miei peccati
(in realtà non riconoscevo proprio il concetto di peccato). 
Vivevo con il terrore profondo di essere o diventare un “soggetto”, 
cioè un imbranato disadattato alla Fantozzi.



Inoltre non riuscivo più a studiare 
e stavo andando incontro a una bocciatura 
(altro sintomo e conseguenza dei gravi disordini in famiglia, 
della crisi tra i miei e dell'anarchia in cui eravamo lasciati crescere),
per non parlare del fatto che non avevo ancora una ragazza 
alla veneranda età di 17 anni, 
che non ero capace di relazionarmi con il sesso femminile 
e non dico che ero vergine, ma non ne avevo neppure mai baciata una!!!

Oltre ad essere quindi letteralmente uno sfigato
ero un anarchico e vivevo un po’ allo sbando, allo stato brado
cercando soprattutto di fuggire ogni tipo di sofferenza, 
fatica, noia o umiliazione 
e di acquisire emozioni, affetto, piacere, sballo, esperienze, 
conoscenze, tutto ciò che poteva arricchirmi sul momento… 

Non vedevo le esigenze degli altri,
né tutto quello che gli altri facevano per me
per cui non avevo alcun senso di responsabilità né di gratitudine, 
mentre ero specializzato nel vittimismo
e tutto era sempre colpa degli altri, di chi mi aveva rifiutato, 
abbandonato o tradito, della famiglia e della società.


Non conoscevo affatto il perdono, la libertà di poter essere così come sono
e la possibilità di accogliere e sopportare gli altri come sono, 
la chiamata alla santità e alla pienezza della vita,
all’amore e alla comunione con un popolo,
alla patria celeste e alla vita eterna
(perché non vedevo proprio il Cielo né alcunché di invisibile o celeste).

Erano tutti doni immensi che avrei scoperto 
pian piano nella vita della Chiesa.
Ma in quel momento, nel 1988, a 17 anni, 
mi credevo e mi sentivo terribilmente solo in questo mondo 
e senza un futuro davanti a me!



UN MIO COMPAGNO DI SCUOLA
O SANTA UMILTA' DI CRISTO!

"…è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione… 
Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, 
Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, 
Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla 
per ridurre a nulla le cose che sono, 
perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio"
(1Cor 1,21ss)


 
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? 
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
 È cresciuto come un virgulto davanti a lui 
e come una radice in terra arida.  
Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, 
non splendore per poterci piacere.  
Disprezzato e reietto dagli uomini, 
uomo dei dolori che ben conosce il patire
come uno davanti al quale ci si copre la faccia… 
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
 schiacciato per le nostre iniquità. 
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; 
per le sue piaghe noi siamo stati guariti” 
(Isaia 53,1-5)


Non ci ardeva forse il cuore nel petto 
mentre conversava con noi lungo il cammino, 
quando ci spiegava le Scritture?” 
(Lc 24,32)

Così un brutto giorno tentai il suicidio, come si dice. 

Non sapevo quel che facevo.
Presi tranquillanti e medicine che trovai nell'armadietto di casa
e mi sdraiai sul letto con il mio idolatrato Sting nelle orecchie,
aspettando l'ora fatale in cui tutto sarebbe finito per sempre.
Ma ciò non successe.
Sentii solo una specie di bagliore interno,
una sorta di ebbrezza, poi più nulla!
Non riuscivo neppure a suicidarmi, era un altro fallimento...
Mi fruttò solo una brutta intossicazione 
per cui per un mese andai in bagno ogni cinque minuti.
Non ne feci parola con nessuno e andai avanti come potevo.


Poco tempo dopo, un mio compagno di scuola,
senza sapere nulla di quanto appena detto,
mi ha invitato alle catechesi iniziali del 
Cammino Neocatecumenale. 

La parrocchia dell'Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo a Quarticciolo

Ricordo che ho accettato senza neanche discutere o pensarci tanto, 
perché non avevo proprio più niente da perdere, 
e mi hanno subito colpito la schiettezza e la sapienza straordinaria 
di quei quattro poveracci mezzi borgatari come me 
(eravamo all’Ascensione a Quarticciolo), 
che avevano il potere di parlare al mio cuore, 
di far luce sul perché delle mie ferite
senza giudicarmi o chiedermi qualcosa in cambio, 
di farmi capire profondamente certi aspetti della mia storia 
e anche della Storia in generale, 
col mio stesso linguaggio di tutti i giorni, col dialetto della strada…

Kiko Arguello, co-fondatore del Cammino Neocatecumenale



In quella situazione mi ha salvato già 
il semplice fatto di far parte di una comunità di fratelli
cioè la possibilità di relazionarmi con gli altri, 
di aprirmi in qualche modo e di uscire finalmente da me stesso
di vedere che anche gli altri vivevano grandi sofferenze e problemi, 
di potermi pian piano sempre più esporre senza sentirmi giudicato
col mio carico di debolezze, fallimenti e sensi di colpa. 

Ma ricordo che mi toccò profondamente il cuore 
e mi diede una luce nuova per la mia vita 
l’immagine della "Kenosis" di Gesù
cioè il suo "svuotamento", la sua "spoliazione": 
l’umiltà e la povertà di Dio erano per me una notizia impressionante 
che davvero ha rivoluzionato il mio modo di pensare e di guardare alla realtà. 

Il fatto che Cristo stesso fosse “disprezzato e rifiuto degli uomini 
è stato come un balsamo, una medicina 
per le profonde ferite del mio orgoglio 
ed era come se i rifiuti, gli abbandoni e i fallimenti che avevo vissuto 
mi avessero in qualche modo preparato, 
avvicinato e unito profondamente al Figlio di Dio, 
mi avessero arato e seminato perché potessi vivere quell’incontro con Lui. 

Il mistero pasquale era una risposta meravigliosa 
e al tempo stresso molto concreta alla mia domanda di senso, 
mentre l’annuncio del fatto che era possibile 
passare attraverso la via della sofferenza e dell’umiliazione
e che anzi proprio tutto quello che avevo sempre cercato di fuggire 
era la via della salvezza che Cristo stesso aveva percorso 
per giungere alla sua gloria
mi diedero una forza e una speranza nuove 
e la chiave per ricominciare a vivere la mia vita.


La mia cresima (1992). Chiesa di S. Ireneo a Centocelle.


D'IMPROVVISO UNA LUCE DAL CIELO
IL SIGNORE E' MIA LUCE E MIA SALVEZZA


E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, 
all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, 

udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». 

Rispose: «Chi sei, o Signore?». 

Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! 

Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». 
...Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. 
Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. 
Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda.  
C'era a Damasco un discepolo di nome Anania...  
andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: 
«Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, 
quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, 
perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». 
E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista
Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono” 
(At 9,3ss)



Un’altra tappa di svolta fondamentale 
e di grande grazia per la mia vita 
è stato il pellegrinaggio a Częstochowa, in Polonia
nel 1991,alla sequela di papa Giovanni Paolo II








Dopo un anno circa avevo infatti stupidamente 
lasciato la comunitàperché in fondo 
pensavo di aver risolto i miei problemi adolescenziali

avevo trovato una ragazza più grande di me (Stefania di Faenza)
con cui dar sfogo finalmente alle mie ansie affettive e sessuali, 
ripreso a studiare, imparato a suonare la chitarra e a guidare la macchina, 
incominciato a viaggiare molto e a sentirmi più sicuro, libero e indipendente.

Bramoso di essere qualcuno, di sentirmi io a posto, 
di avere qualche piccolo successo personale, 
avevo finito per usare i doni 
e i frutti delle grazie di Dio contro di Lui.
Ma mi sbagliavo di grosso. 
Il buon Dio, grazie a Lui, ha continuato a cercarmi
mentre finivo di nuovo in seria difficoltà 
di fronte ai gravi casini di mio padre e di mio fratello, 
al fallimento delle mie velleità di amante e di artista, 
oltre ai problemi di integrazione nel nuovo ambiente universitario. 

Mia madre infatti sfogava spesso con me le sue preoccupazioni 
per il fatto che mio padre era sempre più schiavo del gioco 
e che probabilmente se la faceva ancora con un'altra donna, 
mentre mio fratello manifestava sempre più evidenti 
e preoccupanti segnali della sua tossicodipendenza. 
Io di fronte a lei cercavo di reagire da bravo ragazzo maturo, 
ma poi finivo per sgretolarmi più o meno di nascosto, 
sfogandomi a mia volta preferibilmente con l’alcool, il sesso e la musica.



Ma quando i miei amici mi hanno invitato 
al pellegrinaggio in Polonia, ho vissuto 
una specie di illuminazione di tipo paolino
come un improvviso svelamento 
con caduta di squame dagli occhi:  
eravamo fermi in macchina a chiacchierare 
e ricordo benissimo che un istante prima 
non avevo alcuna intenzione di accettare l’invito, 
poi, senza alcun motivo apparente, 
mi sono passati davanti alcuni degli ultimi fatti 
della mia vita riletti con uno spirito diverso, 
come di compunzione e di conversione  
(del tipo: "mamma mia come ho trattato quella povera ragazza…") 
e per questo ho deciso di partire con il gruppo della parrocchia di S. Ireneo! 




Qualcuno deve aver molto pregato per me, 
oppure deve essere stata una grazia speciale della Madonna di Częstochowa

Fatto sta che da quel momento la mia vita è davvero cambiata
perché qualcosa mi ha trafitto il cuore 
e ho cominciato a fare sul serio l’esperienza del figliol prodigo
cioè a sentirmi profondamente amato e perdonato nel fango del mio peccato
ed è stataun’esperienza talmente forte che cominciai a vivere in qualche modo 
una chiamata ad offrirmi totalmente al Signore
ad essere casto perché sentivo di appartenere a Lui, 
di essergli in qualche modo consacrato. 

Ricordo lo stupore e la commozione per il fatto che proprio io, 
che fino a pochi giorni prima ero stato un traditore e un bestemmiatore, 
io che avevo rinnegato Cristo per farmi i cavoli miei, 
facendo dei danni anche nella comunità dove ero corresponsabile, 
fui scelto per preparare l’eucarestia al Seminario di Warsavia. 

E come dimenticare la grande meraviglia di fronte alla stupefacente bellezza 
di un modo per me nuovo di stare insieme tra i giovani
del gusto per una forma diversa di ebbrezza e di sballo
delle migliaia di bandiere che non erano fonte di divisione e di paura come allo stadio, ma di uno spettacolo di comunione nella diversità
e della scoperta della possibilità di essere felici nella fatica e nella precarietà
per non parlare poi dello sbigottimento e dei fiumi di lacrime 
versati di fronte alla visione delle migliaia di giovani 
che si sono offerti per il presbiterato e per la clausura 
all’incontro con Kiko nello stadio di Varsavia?...
  
 


IN CAMMINO DAL GIUDIZIO ALLA MISERICORDIA



 Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 
Andate dunque e imparate che cosa significhi: 
Misericordia io voglio e non sacrificio
Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” 
(Mt 9,13)

“…il tuo compito ed impegno qui sulla terra è quello di impetrare la Misericordia per il mondo intero. Nessun'anima troverà giustificazione finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia… Ci sono delle anime che disprezzano le Mie grazie e tutte le dimostrazioni del Mio amore; non vogliono ascoltare i Miei richiami ma vanno nell'abisso infernale. La perdita di queste anime, Mi procura una tristezza mortale. In questo caso, benché sia Dio, non posso aiutare in nulla l'anima, poiché essa Mi disprezza; essendo libera Mi può disprezzare, oppure Mi può amare. Tu, dispensatrice della Mia Misericordia, parla a tutto il mondo della Mia bontà e così conforterai il Mio Cuore...” 
(dal Diario di Santa Faustina Kowalska)


 “Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori... Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c'è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli” 
(Gen 6,13ss)





In quel periodo di “esilio”, cioè di cecità, di peccato e di allontanamento dalla Chiesa,  avevo dunque sperimentato la mia capacità di tradire (la mia ragazza e il mio miglior amico) e la mia incapacità di amare davvero (sempre la mia ragazza, i fratelli di comunità, la mia stessa famiglia). 

Questa coscienza di non essere migliore di nessuno, insieme alle catechesi del Cammino, mi diedero una luce sul rapporto con la mia famiglia e sulla possibilità di una progressiva apertura e riconciliazione con loro; cominciò allora un grande combattimento nel mio cuore, con esiti alterni e alterne vicende, per cercare di lasciare i tremendi rancori che covavo dentro (tra l’altro spesso non riuscivo ad esprimerli del tutto neppure a me stesso, per cui finivo col chiudermi a riccio credendomi una vittima, mentre mi stavo scoprendo in realtà un omicida, capace di far fuori letteralmente le persone da cui mi sentivo offeso). 

Ho avuto la grande grazia di poter chiedere perdono, per i miei rancori e giudizi, a mio padre, mio fratello e mia madre, sperimentando ogni volta non solo una liberazione personale, ma la possibilità di rifondare il rapporto con loro

Non posso non ricordare ad esempio quando mio fratello si è aperto con me raccontandomi la sua vergogna e la sofferenza per quello che aveva fatto, e io ero là a consolarlo e a testimoniargli la misericordia di Dio per me, io che tante volte avrei voluto solo cacciarlo di casa! 
Oppure la cena di riconciliazione con mio padre, dopo che ero scappato di casa, perché in fondo ero incavolato con lui e quando lo ero non riuscivo più a dare gli esami e provavo una paura tremenda. 



La cosa impressionante è stata che alla fine, io che ero l’elemento più fragile della famiglia, sono diventato un punto di appoggio per tutti nei tempi più duri, e un profeta perfino per mio padre, anche se spesso molto disprezzato e inascoltato: credo di essere stato un motivo di conforto e di speranza per lui quando aveva perso tutto e spero in quell’ultima lacrima che gli ho visto colare sulla guancia quando l’hanno portato via in coma irreversibile su un lettino di ospedale.

C’è stata insomma una vera rivoluzione in me, tutt’ora in corso, dal Giudizio alla Misericordia, insieme ad una progressiva scoperta del mio essere peccatore; c’è stato tutto un cammino, che ancora continua, a volte in maniera estremamente tormentata e dolorosa (in particolare con mia moglie e i miei figli), di accettazione dei miei difetti e comprensione di quelli altrui, una progressiva immersione nella Misericordia in cui è come se si stesse realizzando concretamente, esistenzialmente e storicamente il mio Battesimo, trasformandomi sempre di più in un testimone della Divina Misericordia.


UN CAMMINO NEL DESERTO.
MIO SPOSO E' IL MIO CREATORE: DIO E' COMUNITA' D'AMORE! 

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo
Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. 
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore” 
(Deut 6,4s)

 “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore” 
(Deut 8,2ss)

 “Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello 
e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete»” 
(Mt 17,1-7)

“Esulta, o sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori, perché più numerosi sono i figli dell'abbandonata che i figli della maritata… Poiché tuo sposo è il tuo creatore, tuo redentore è il Santo di Israele…” 
(Is 54,1.5-6)


Un’altra rivoluzione copernicana è stata l’apprendere, ad es. con le catechesi dello Shema, l’importanza di mettere Dio al primo posto nella mia vita e al centro del mio cuore, anche per non chiedere agli altri ciò che spesso non sono in grado di darmi: per tutta la mia vita avevo subìto soprattutto croci affettive e provavo un forte terrore della solitudine e dell’abbandono, ma ogni volta che trovavo un appoggio umano restavo inevitabilmente deluso (mi è successo con mio padre, mia madre, mio fratello Stefano, gli amici, i preti, le ragazze, la stessa comunità!). 

C’è stato allora un periodo in cui il Signore mi ha fatto deserto, terra bruciata intorno, perché mi incontrassi profondamente con Lui e imparassi a conoscermi e a conoscerlo.

Con Stefania abbiamo cercato di vivere un nuovo fidanzamento in castità
e anche lei è entrata nella Chiesa, ma io ero sempre più affascinato da Cristo:
ricordo una vacanza insieme in cui abbiamo scoperto per caso a Frasassi 
un santuario della Madonna costruito dentro una grotta, 
di una bellezza impressionante, e lì ricominciai a sentire con forza 
una chiamata ad essere consacrato al Signore, ad essere integramente per Lui, 
tanto che non riuscivo neanche più a baciare la mia ragazza,
nonostante a quel tempo dormissimo ancora insieme...

Dopo aver molto pregato, anche insieme, e chiesto consiglio,
nel 1993, in seguito a un pellegrinaggio a Denver
nel quale sono stato di nuovo male per non essermi offerto
per il ministero sacerdotale nell'incontro con Kiko Arguello,
ci siamo lasciati in amicizia, entrambi in lacrime:
non potevo non andare a vedere, verificare se quella era la mia strada.

In quel tempo ho così cominciato a frequentare un centro vocazionale,
andando a messa e facendo il rosario tutti i giorni,
sono stato inoltre iniziato alle lodi e alla preghiera del cuore
e quindi ho vissuto un'esperienza sempre più intima con Cristo,
ma al tempo stesso dovevo finire la laurea per entrare in seminario
(mi mancavano 15 esami!) e i miei amici più cari si fidanzavano, 
si sposavano, studiavano o lavoravano molto, 
per cui la solitudine si faceva sempre più minacciosa e pressante.
C'è stato un periodo in cui la mia famiglia ha persino messo su 
un allevamento di struzzi nella campagna toscana, 
per cui a volte mi sono ritrovato completamente solo fra gli animali...

Era necessario che facessi fino in fondo e in maniera indelebile 
l’esperienza che al fondo della solitudine c’è Lui e non il nulla
perché sapessi che è Lui il mio sposo, che appartengo a Lui, 
sono il suo tempio, sono fatto per essere complementare con Lui, 
una cosa sola, che Lui solo basta, che la solitudine non esiste in realtà, è un’illusione diabolica, che Lui è assolutamente capace 
di donarmi la pienezza della felicità. 

Grazie a questa esperienza ho potuto ad esempio tagliare il cordone con mia madre al momento opportuno, sciogliendo un legame che rischiava di essere totalizzante quanto paralizzante; oppure ho potuto lasciare Chiara, una ragazza bella e affascinante quanto inaffidabile, affrontando una grande sofferenza, quando ho capito che la passione per lei era negativa per entrambi.

Allo stesso tempo, però, la vita nella Chiesa mi ha aiutato a non chiudermi troppo nel mio individualismo vittimistico, a volte condito di un falso misticismo (un rischio contro cui devo essere sempre vigilante), e mi ha insegnato l’importanza dell’apertura alle relazioni con gli altri e di una vita affettiva vissuta nella pienezza dell’amore di Cristo, nella libertà e, per così dire, nella sobrietà, senza troppe paure e condizionamenti, senza tante illusioni idolatriche, ma anche con la capacità di godere i sentimenti più veri e di donarsi concretamente col corpo, in un abbraccio, una carezza,  una parola o un bacio.

Mi hanno aiutato ad aprirmi senz’altro il servizio di cantore che mi è stato affidato (un vero miracolo per la mia timidezza, frutto dell’obbedienza) e quello di ambientali, monizioni e risonanze, i vari giri di esperienza, le convivenze e i pellegrinaggi, il fatto di essermi esposto offrendomi per il seminario, la missione negli ospedali e nelle case (tutti miracoli), le esperienze lavorative nelle vigne, nel cantiere e all’aeroporto.

continua...