san Paolo

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D’improvviso lo avvolse una luce dal cielo (At 9,3)

sabato 13 novembre 2010

Padre Livio sulla povertà di Gesù

Carissimo lettore,
prima di tutto ti voglio raccomandare (e in parte riportare) una preziosa catechesi del grande Padre Livio che ho potuto in parte ascoltare ieri mattina su Radio Maria. Il tema era "Gesù povero", cap. xiii del suo ultimo lavoro "Credo in Gesù Cristo".

"La povertà di Gesù è un mistero di bellezza che numerose anime privilegiate hanno cercato di esplorare e di realizzare nella loro vita senza mai esaurirlo (si pensi ad esempio a San Francesco). In due millenni di cristianesimo, quanti hanno rinunciato alla ricchezza e al potere per seguire Gesù umile e povero! La vita di Gesù e degli apostoli è un ideale perenne, sempre vivo, che genera forme sempre nuove di sequela.

Non è facile comprendere il segreto della povertà del Figlio di Dio, ben diversa da quella presente anche nelle religioni e nelle filosofie non cristiane. La povertà di Gesù si differenzia persino da quella del Battista, che viveva nella solitudine del deserto, e in apparenza poteva sembrare più povero: "portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi... il suo cibo erano cavallette e miele selvatico", mentre il vestito di Gesù era quello comune, ma non senza eleganza se la sua tunica è stata giocata ai dadi dai soldati romani... quella tunica forse era stata fatta con le mani della Madonna, perciò era bella... il cibo di Gesù era quello ordinario del popolo laborioso, anche se non disprezzava affatto ciò che gli veniva posto dinanzi quando un notabile lo invitava a pranzo... mangiava come si trovava, ciò che gli veniva dato... Gesù ha lavorato come falegname fino all'inizio della sua vita pubblica, guadagnandosi da vivere con la fatica quotidiana, poi Lui e gli apostoli hanno vissuto di elemosina perché chi lavora (per il vangelo) "ha diritto al suo nutrimento".

Gesù ha realizzato la povertà in una forma assolutamente originale, dove la pienezza prende il sopravvento sulla rinuncia (non ha niente a che fare con certe forme ereticali di povertà stracciona nelle quali si pensa che uno più è sporco e più è santo...). Gesù non disconosce la necessità del denaro, ma ne coglie come mai nessuno ha fatto la potenza di seduzione: è uno strumento necessario, ma comporta al tempo stesso la tentazione di porre in esso delle sicurezze che poi di fatto non sa dare, quindi di cercare un appoggio nel denaro anziché nella Provvidenza di Dio.

Uno degli apostoli, Giuda, è incaricato di raccogliere le donazioni in una borsa che serve per il sostentamento della comunità e per beneficare i poveri. Gesù però non fa uso personalmente del denaro. Accusato di non pagare la tassa per il Tempio, risolve la controversia ordinando a Pietro di andare al largo, di gettare l'amo e di aprire la bocca al primo pesce che avesse abboccato: "vi troverai una moneta d'argento, prendila e consegnala loro per me e per te". In tal modo ci fa capire che di denaro avrebbe potuto averne quanto ne voleva, ma ha scelto quel tipo di povertà. Ovviamente la sua scelta di vita con gli apostoli è particolare, Gesù non chiede a tutti questa scelta di vita, ad esempio a Zaccheo chiede di condividere i beni, non di lasciarli completamente. Ma ambedue le strade sono strade in cui il regno di Dio ha il primato su Mammona.

Pare di capire che il Figlio di Dio non abbia mai tenuto del denaro con sé! Chiaro che non tutti possono imitarlo, ma è comunque una scelta molto significativa, che Gesù, almeno durante la sua vita apostolica, vuol vivere completamente con la Provvidenza del Padre celeste. Non vi è dubbio che preso in se stesso il denaro non è un male, anzi lo si può utilizzare per fare del bene. Gesù insiste molto su questa finalità nobile della ricchezza, non ha mai demonizzato il denaro (ha semplicemente chiamato alcuni a lasciare i beni della terra, come gli apostoli o il giovane ricco, ma gli altri li ha lasciati nel mondo, nel contesto in cui il denaro è necessario, ricordando loro il nobile fine del denaro, che è quello di aiutare le persone, non solo con l'elemosina, ma ad esempio anche investendo nelle aziende, trattando bene gli operai ecc.)

Gesù non demonizza i ricchi ma li invita ad alleggerirsi della zavorra che li inchioda alla terra, condividendo i loro averi con i poveri: le due monetine della vedova, che gli erano necessarie per vivere, assumono ai suoi occhi un valore inestimabile. La presa di distanza personale di Gesù nei confronti del denaro non è un dettaglio marginale. Negli anni della vita pubblica, ha accolto con riconoscenza ciò che gli veniva dato dal Padre celeste attraverso la bontà degli uomini. Si è commosso per il gesto di Maria, la sorella di Lazzaro, che gli unge i piedi con nardo profumato, ciò che Giuda giudica uno sciupio, dicendo: "perché non si è venduto per 300 denari e non si sono dati ai poveri?" (in realtà rubava i soldi dalla cassa...)

La suprema libertà di Gesù nei confronti del denaro è stupefacente: esso può essere un mezzo per fini nobili, ma Gesù non lo prende in mano, anche se permette agli altri di usarlo. Ma perché il Figlio di Dio non vuole toccare il denaro? E' lui stesso che ne rivela la ragione profonda: la ricchezza nelle sue varie espressioni è un dono di Dio, ma è stata inquinata dal serpente. La ricchezza è divenuta iniqua ed è per questo il motivo per cui Gesù non si sporca le mani. Però permette a noi di farne uso riscattandola e purificandola con le opere di misericordia: "Ebbene io vi dico, fatevi degli amici con la disonesta ricchezza, perché quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne".

Qual'è la radice velenosa che inquina la ricchezza? Forse il fatto che essa viene accumulata in modo ingiusto sfruttando il lavoro degli uomini? Indubbiamente anche questo aspetto perverso della ricchezza è presente agli occhi di Gesù. Egli però guarda più in profondità e vede nel denaro una sottile alternativa al primato di Dio. Questa è la tentazione. Nessuno più di Gesù ha colto la seduzione idolatrica della ricchezza, che illude l'uomo fornendogli una falsa sicurezza. La campagna di un uomo ricco, racconta Gesù, aveva dato un raccolto abbondante. Come non vedere in questa immagine una rappresentazione della nostra società opulenta dei consumi e degli sprechi? Farò così, disse: demolirò i miei magazzini, ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il denaro e i miei beni, poi dirò a me stesso: anima mia, hai a disposizione molti beni per molti anni, riposati, mangia, bevi e divertiti. Ma Dio gli disse: stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita e quello che hai preparato di chi sarà?

La ricchezza non solo non risolve il problema del senso della vita, ma neppure quello del vivere. E' un falso appiglio che non da' alcuna sicurezza. Invano uno pensa di salvarsi dormendo su una montagna d'oro. L'ammonimento è di quelli che non tramontano mai. Dice Gesù: "Fate attenzione e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che possiede".
Credi di risolvere il problema della vita vincendo all'enalotto? Eh! La vita dipende da Dio! "Chi di voi per quanto si preoccupi può allungare di un'ora la sua vita?" chiede Gesù. Confidare nel denaro come se fosse un mezzo necessario per realizzarsi significa sostituirlo a Dio facendone un idolo. Il peccato è contro il primo comandamento, che bolla l'idolatria come la radice stessa del male. Nessuno ha pronunciato a questo riguardo parole più severe di quelle di Gesù, quando dice: "Nessuno può servire a due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza!"

Il denaro non fa dell'uomo un signore, ma uno schiavo. Qualcuno potrebbe obiettare che sono insegnamenti sublimi ma irrealizzabili nella vita degli uomini. La tentazione del compromesso in nome del realismo ha sempre attraversato la storia della Chiesa, tuttavia l'esempio di Gesù si eleva così luminoso nella storia dell'umanità che non mancano mai uomini di ogni generazione che vi fanno ritorno. Il Figlio di Dio ha realizzato la rivoluzione più radicale, più incisiva nella storia dell'umanità senza disporre di ciò di cui gli uomini non possono fare a meno anche nelle imprese più nobili: Gesù ha salvato il mondo senza far uso del potere del denaro. Ha salvato il mondo senza neanche una moneta... Deposto nudo dalla croce, è stato collocato nel sepolcro donato da un benefattore. La più grande impresa della storia umana è stata compiuta da un nullatenente!

Quest'opera sublime è stata possibile perché la povertà di Gesù è assai più di una rinuncia, in realtà è una pienezza straripante. In Lui non vi è una fame di mondo da mortificare o da sradicare, ma una sazietà inesauribile da donare: Gesù straripava di ricchezza spirituale, "dalla sua pienezza tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia". La povertà di Gesù dunque manifesta la pienezza della sua divinità: Dio è la vera ricchezza dell'uomo e Gesù ne è la fonte inesauribile. [...continua...]

Per chi voglia ascoltare l'intera catechesi, la trova a questo link: http://www.radiomaria.it/archivio_audio/archivio_audio.php  (occorre però registrarsi a Radio Maria).

A chi interessa l'ultimo libro di P. Livio Fanzaga:


vai in libreria
 
Non trovi sia molto illuminante su alcuni aspetti della povertà e del nostro rapporto coi soldi?
E' da un po' di tempo che pensavo di scrivere un ebook dal titolo: Fare soldi non è peccato!
Perché la questione è molto semplice, non si può far finta che i soldi non esistano o non servano, ma bisogna prima fidarsi del Padre nostro celeste e delle parole del Figlio, metterli al primo posto, come pietra angolare della nostra vita, e poi con la pace, la forza e la libertà dello Spirito Santo condividere con gli altri tutto ciò che abbiamo e che ci viene donato . La chiave è tutta in questa  preziosissima parola: condividere, ripeto. E' questa la sola rivoluzione possibile.

E allora non possiamo che tornare alle domande dell'articolo precedente: che cosa vogliamo fare dei nostri soldi e dei nostri beni? Vogliamo pagare le rate della pay tv, del mega schermo piatto, del suv, dell'ipod-pad-phone e compagnia bella, del viaggio nel paradiso tropicale, delle sigarette, eccetera eccetera?
O vogliamo magari donare e condividere i nostri beni divenendo ad esempio un angelo dei rifugiati?

Proviamo a guardare questo video:



http://www.youtube.com/watch?v=mh7v68F6tz4&feature=player_embedded

Con soli 8 euro al mese, possiamo sostenere persone che nel mondo hanno perso tutto, che hanno bisogno di tutte le cure possibili, possiamo essere angeli dei rifugiati!
Vediamo cosa ne dice un comune amico:

Ero restio a scrivere questo messaggio, perché fino all’ultimo mi son detto: ”Non vorrei sembrare uno dei tanti personaggi noti che suggerisce alla gente un’associazione o un ente da aiutare”.
Siamo bombardati da messaggi di questo genere, poi scoppia qualche scandalo e la gente perde fiducia, e pensa magari di aver fatto male a fidarsi. E’giusto, posso capire.
E poi, per me, c’è sempre un problema di ordine morale. Perché mai aiutare un’organizzazione
piuttosto che un'altra?

Alla fine ho capito perché ho scelto di sposare questa causa e andare oltre le mie titubanze, le mie paure e dubbi.
Già nel passato avevo avuto modo di collaborare con UNHCR e avevo potuto constatare di persona quanto lo staff di questa organizzazione fosse motivato e entusiasta di quello che fa. Persone che lavorano per un ideale, per un sogno, per una possibilità. Tanto mi era piaciuto il loro operato che promisi sin da allora di fare ancora qualcosa per loro quando me lo avessero chiesto.

Ed eccomi qua.

Il mio compito?
Suggerirvi di condividere con me questo loro sogno, possibile. “Ridare dignità ad esseri umani che la dignità non l’hanno mai avuta”. O, chi fortunato tra loro, l’avesse avuta anche solo per un soffio di tempo della vita, ha fatto in fretta a perderla nel cammino.
Tutti sappiamo, perché lo leggiamo dai giornali o lo ascoltiamo in TV, quanto sia terribile essere malati, o non avere denaro per curarsi. Tutti sappiamo cosa significhi essere devastati da uno tsunami o da un terremoto, e quanto sia duro essere vittime della mafia o della droga.

Ho scoperto invece che siamo in pochi a conoscere la devastante situazione dei RIFUGIATI.

34 milioni di persone nel mondo senza nome, identità, volto, casa, diritti, futuro, possibilità.
Persone in fuga, continuamente per via di guerre nel loro paese o gravi conflitti politici.
Non continuo dicendo cosa significhi, e le situazioni che ne derivano. Aggiungo solo che per molti di loro l’unica speranza è la morte. Spesso le loro sofferenze vanno oltre la sopportazione dell’ essere umano.

L’ UNHCR, ben 2 volte Premio Nobel per la pace, cerca e riesce spesso ad offrire a queste persone un’alternativa alla morte. Cibo, coperte, accoglienza, cure, solidarietà umana, aiuti concreti per persone che non hanno più una vita sopportabile. Vivere ma non esistere.

Con il nostro contributo permettiamo all’ UNHCR di poter raccogliere fondi perché questo aiuto si concretizzi. Non aggiungo niente altro, solo di unirvi a me.
Il mio e il vostro contributo per salvare persone invisibili ai più. Persone a cui vorremmo dare la dignità perduta. Grazie di cuore,
Per saperne di più:


domenica 31 ottobre 2010

Fallo adesso, prima che sia troppo tardi!

Mi ha sempre impressionato la scena dell'addio in "Schindler's List" di Spielberg.
Mentre i tedeschi sono in fuga e stanno arrivando le truppe alleate, i sopravvissuti ebrei donano un anello ad Oscar Schindler in segno della loro riconoscenza, con su scritto un verso del Talmud:

"Chiunque salva una vita, salva il mondo intero" 

e questo fatto, emozionandolo profondamente, lo porta ad una crisi di pianto in cui emerge il suo profondo senso di colpa per non aver fatto di più, per aver tenuto delle cose per sé, senza rendersi conto che con quelle avrebbe potuto salvare altre vite umane:


http://www.youtube.com/watch?v=oftGv6bYLNA
"Ho sprecato tanto di quel denaro... lei non ne ha idea... e la macchina... Perché l'ho tenuta? Mi avrebbero dato dieci persone... E questa spilla d'oro? Due persone, una persona forse... Avrei potuto salvare una persona in più e non l'ho fatto!..."

Questa scena è di una forza dirompente, perché può assumere evidentemente un significato paradigmatico per ciascuno di noi e per la nostra vita, un significato che può facilmente diventare anche escatologico, cioè riguardante "le cose ultime", perché verrà prima o poi per ciascuno di noi un momento in cui dovremo fare i conti con noi stessi e con il nostro Dio, con ciò che abbiamo fatto o non fatto delle nostre risorse e dei nostri talenti.

Tanto più se si pensa che viviamo in una società dei consumi che si è specializzata nella creazione continua di bisogni fittizi, per cui rischiamo di circondarci di oggetti che costituiscono un lusso nella convinzione che ci siano indispensabili, perché innalzati da qualche pubblicità al valore di status symbol: ti sei mai chiesto, ad esempio, quante persone avresti potuto nutrire o educare con quel palmare, quel computer, quel mega schermo piatto con sistema home theatre, quella super macchina, quella moto, quel vestito di marca, eccetera, eccetera?


Per questo penso che sia assolutamente indispensabile, tanto da averne fatto uno dei motivi principali per la mission di questo blog, "suonare le trombe", cioè avvertire, scuotere in qualche modo, svegliare la coscienza delle persone in questa nostra generazione prima che sia troppo tardi.

Perché è fin troppo facile notare come siamo spesso portati dal nostro stile di vita, dalla mentalità dominante, dai nostri interessi che si fanno sempre più stringenti, dalle continue preoccupazioni per la precarietà della nostra stessa situazione, se non proprio dal nostro irriducibile egoismo, a rimandare sempre a domani le opere buone, i gesti d'amore, la generosità gratuita, o anche semplicemente una piccola attenzione verso chi è chiaramente in preda alla sofferenza molto più di noi.

Si tratta di un tragico errore, perché in questo modo, il domani non arriva mai, non diventa mai oggi e rischiamo di ritrovarci alla fine della nostra vita con un pugno di mosche, senza mai aver provato cosa significa aver amato davvero, aver donato qualcosa senza interesse, essersi preso cura di qualcuno che non ha nulla da restituirci: il che vuol dire non essere mai stato veramente un uomo o una donna realizzati, maturi, non aver dato frutti, non aver gustato la gioia profonda di essersi donati.

Bisogna avere la saggezza, anzi la furbizia, e il coraggio di vivere oggi, o meglio qui e adesso, hic et nunc, cioè di approfittare del momento che passa e non ritornerà più, come ben sapevano già gli antichi: carpe diem, "cogli l'attimo" raccomandava Orazio. Ce lo ricordava Robin Williams in quest'altro meraviglioso film di Peter Weir:

http://www.youtube.com/watch?v=9WPZF4wkrq0&feature=fvw


John Keating (Robin Williams)
"Cogli l'attimo, cogli la rosa quand'è il momento". Perché il poeta usa questi versi? [...] Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare: diventerà freddo e morirà. Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli... pieni di ormoni come voi... e invincibili, come vi sentite voi... Il mondo è la loro ostrica, pensano di esser destinati a grandi cose come molti di voi. I loro occhi sono pieni di speranza: proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi! Ascoltate! Sentite? "Carpe", "Carpe diem", "Cogliete l'attimo, ragazzi", "Rendete straordinaria la vostra vita"!


Ci sarà sempre almeno un motivo per non fare quell'opera buona: è per questo che devi fare una scelta precisa, devi lasciare in quel momento tutto il resto, e decidere che quella è veramente la cosa migliore da fare o non la farai mai. Ascoltiamo bene anche questa piccola perla di saggezza:

"Percorrerò questa strada una sola volta; ogni cosa buona che posso fare oppure ogni gentilezza che posso manifestare nei confronti di un altro essere umano, lasciatemela fare subito. Non fatemela rimandare o dimenticare, perché di qui passerò una volta sola".

Una volta sola! Ogni giorno, ogni minuto, ogni singolo istante, è come se noi scrivessimo le pagine di un libro o riprendessimo le immagini di un film che poi potrà essere letto o visto alla fine della nostra vita per l'eternità! Diceva infatti Pasolini che la morte è come il montaggio finale di una pellicola. Ci hai mai pensato? Possiamo farne un capolavoro o un filmetto di serie b, una meravigliosa storia d'amore o un film dell'orrore... Per questo ogni singolo istante della nostra vita, ogni nostro singolo pensiero, parola o azione sono tremendamente importanti e non è affatto la stessa cosa se facciamo o non facciamo una buona opera, o se facciamo il bene o il male: dobbiamo sempre ricordarci che le nostre azioni hanno conseguenze enormi per noi e per quelli che ci stanno intorno.

Madre Teresa
C'è stata una piccola grande donna albanese che era solita dire di se stessa: "Sono solo una piccola matita nella Sua mano"; credo che possa insegnarci molto in questo campo, perciò mi sembra utile e bello leggere qui alcuni suoi pensieri.

"Una volta, a Ceylon, un ministro mi ha detto qualcosa di singolare: 'Sa, Madre, amo Cristo ma odio i cristiani'. Quando gli ho chiesto come fosse possibile ha risposto: 'Perché i cristiani non ci danno Cristo e non vivono appieno la vita cristiana'.
Gandhi sosteneva qualcosa di simile: 'Se i cristiani vivessero la vita cristiana fino in fondo, in tutta l'India non rimarrebbe nemmeno un induista'. Non è forse vero? L'amore di Cristo dovrebbe indurci a dare noi stessi senza sosta.
La perfetta volontà di Dio per noi è racchiusa in queste parole: siate santi. [...] Poiché tutti siamo chiamati alla santità questa vocazione non nasconde nulla di straordinario. Siamo stati infatti tutti creati a immagine di Dio per amare ed essere amati. Con ardore indescrivibile Gesù vuole che siamo perfetti. Dal Suo Sacro Cuore trabocca l'insaziabile desiderio di vederci progredire verso la santità.
Ogni mattino dovremmo rinnovare la nostra determinazione e, come se fosse il primo giorno della nostra conversione, spronare noi stessi al fervore con le seguenti parole: 'Aiutami, Signore Dio, nel mio buon proposito e nel tuo santo servizio e dammi oggi la grazia di cominciare davvero perché quello che ho fatto finora non vale nulla'. Non possiamo rinnovarci se non siamo così umili da riconoscere ciò che in noi deve essere rinnovato".

"Credo che la passione di Cristo venga rivissuta ovunque. Siamo disposti a parteciparvi? Siamo disposti a partecipare alle sofferenze umane, non solo nei paesi poveri ma in tutto il mondo?
Ho l'impressione che la grande povertà della sofferenza sia più difficile da risolvere nell'Occidente che in qualsiasi parte della Terra. Quando raccolgo un affamato dalla strada e gli offro una scodella di riso o un pezzo di pane riesco a placare la sua fame.
Chi è stato maltrattato o si sente escluso, poco amato, impaurito o rifiutato dalla società prova tuttavia un tipo di povertà molto più dolorosa e profonda per cui è più difficile trovare un rimedio.
Gli uomini hanno fame di Dio e di amore. Ne siamo consapevoli? Lo sappiamo? Lo vediamo? Abbiamo gli occhi per vederlo? Spesso guardiamo senza vedere. Siamo solo di passaggio in questo mondo. Dobbiamo aprire gli occhi e vedere".

"Essere poveri non significa solo avere fame di pane ma soprattutto avere una fame insaziabile di dignità umana. Abbiamo bisogno di amare e di essere importanti per qualcun altro. Ecco dove sbagliamo: nel mettere da parte le persone. Non solo abbiamo negato ai poveri un pezzo di pane ma pensando che non valgono nulla e abbandonandoli per la strada abbiamo negato loro la dignità umana cui hanno diritto in quanto figli di Dio.
Oggi il mondo non ha fame di pane ma d'amore, del desiderio di essere amati e desiderati. Gli uomini sono affamati della presenza di Cristo. Le popolazioni di molti paesi hanno tutto ad eccezione di quella presenza e di quella comprensione.
I poveri esistono ovunque. In alcuni continenti la povertà è più spirituale che materiale e assume le forme della solitudine, dello sconforto, della mancanza di significato nella vita. [...]
E' troppo facile parlare o preoccuparsi solo dei poveri lontani. E' molto più difficile e forse più impegnativo rivolgere l'attenzione e l'interesse ai poveri che vivono accanto a noi. Quando raccolgo un affamato dalla strada placo la sua fame con riso e pane. Ma se quella persona si sente respinta dalla società, poco amata e spaventata come riuscirò a saziarla?
In Occidente avete i più poveri fra i poveri di spirito, molti dei quali si trovano tra i ricchi e il cui numero supera quello dei derelitti dal punto di vista materiale. E' facile dare un piatto di riso a un affamato o offrire un letto a chi non ne possiede uno ma occorre molto tempo per consolare e sconfiggere la rabbia, l'amarezza e la solitudine che derivano dalla povertà dello spirito".

"La ricchezza, sia materiale sia spirituale, può soffocarvi se non la usate in modo giusto perché nemmeno Dio può mettere qualcosa in un cuore già colmo. Un bel giorno l'individuo sente nascere in sé la brama del denaro e di tutto ciò che il denaro può garantire: beni superflui, cibi prelibati, abiti eleganti, sciocchezze. Le esigenze aumentano perché una cosa ne richiede un'altra e l'unico risultato che si ottiene è un'insoddisfazione incontrollabile.
Rimaniamo il più vuoti possibile in modo che Dio possa riempirci.
Nostro Signore ci offre un esempio vivente: dal primo giorno della sua esistenza umana è stato allevato in una povertà che nessun essere umano potrà mai provare, perché 'essendo ricco si fece povero'. Nella sua ricchezza Cristo ha svuotato se stesso. [...] Per noi sarebbe una vergogna essere più ricche di Gesù, che ha sopportato la povertà per amore nostro. Sulla croce Cristo è stato privato di tutto. [...] Era nudo. Lo hanno avvolto in un sudario donato da un'anima caritatevole e lo hanno sepolto in una tomba non sua. Gesù sarebbe potuto tuttavia morire come un re e avrebbe persino potuto evitare la morte. Ha scelto la povertà perché sapeva che era il mezzo più efficace per possedere Dio e portare il suo amore al mondo. Essere poveri significa essere liberi, così liberi da non essere posseduti dai nostri averi, così liberi che i nostri averi non ci controllino, non ci impediscano di condividerli o di donare agli altri. L'assoluta povertà è la nostra protezione".

"Non abbiamo il diritto di giudicare i ricchi. Quello che desideriamo non è una lotta di classe, ma un incontro tra le classi in cui i ricchi e i poveri si salvino a vicenda.
Davanti a Dio la nostra povertà ha il valore di un'umile rassegnazione e presa di coscienza della nostra condizione di peccatori, di esseri umani impotenti e privi di valore, e della consapevolezza del nostro bisogno di Lui, che si manifesta come fiducia in Lui, come disponibilità a ricevere tutto da Lui in quanto nostro Padre. La nostra povertà dovrebbe essere quella prescritta dal Vangelo: dolce, gentile, lieta e sincera, sempre pronta a esprimere amore.
Prima di essere rinuncia la povertà è amore. Per amare è necessario dare. Per dare è necessario liberarsi dell'egoismo".

"Ricordatevi che i poveri più poveri si trovano tra i vostri vicini, nel vostro quartiere, nel vostro paese, nella vostra città, forse nella vostra stessa famiglia.
Dopo averli riconosciuti li amerete e quell'amore vi indurrà ad aiutarli. Solo allora comincerete ad agire come Gesù e a mettere in pratica il Vangelo.
Mettetevi al servizio dei poveri. Aprite il vostro cuore e amateli. Siate la prova vivente della misericordia di Dio.
[...] Quando ci accorgeremo che il nostro prossimo colpito dalla sofferenza è l'immagine di Dio stesso e capiremo le conseguenze di questa verità, la povertà cesserà di esistere e noi Missionarie della Carità avremo esaurito il nostro compito".

Tratto da: Madre Teresa, "Non c'è amore più grande. Pensieri di una vita", Milano, Rizzoli, 1997.

Per chi voglia approfondire: http://www.motherteresa.org/italian/layout.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Madre_Teresa_di_Calcutta
http://www.libreriadelsanto.it/libri/9788825016307/ho-sete-dalla-piccola-teresa-a-madre-teresa.html?p=rob

lunedì 18 ottobre 2010

Nuovi Orizzonti del mistero pasquale

Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti
il mistero della Pasqua, che è Cristo,
"al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen"(Gal 1, 5).

Egli scese dai cieli sulla terra per l'umanità sofferente;
si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo.


Prese su di sé le sofferenze dell'uomo sofferente
attraverso il corpo soggetto alla sofferenza,
e distrusse le passioni della carne.


Con lo Spirito immortale distrusse la morte omicida.


Egli infatti fu condotto e ucciso dai suoi carnefici come un agnello,
ci liberò dal modo di vivere del mondo come dall'Egitto,
e ci salvò dalla schiavitù del demonio come dalla mano del faraone.


Contrassegnò le nostre anime con il proprio Spirito
e le membra del nostro corpo con il suo sangue.


Egli è colui che coprì di confusione la morte
e gettò nel pianto il diavolocome Mosè il faraone.


Egli è colui che percosse l'iniquità e l'ingiustizia,
come Mosè condannò alla sterilità l'Egitto.


Egli ci trasse 
dalla schiavitù alla libertà,
dalle tenebre alla luce,
dalla morte alla vita, 
dalla tirannia al regno eterno.


Ha fatto di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto per sempre. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.


Egli è colui che prese su di sé le sofferenze di tutti.
Egli fu ucciso in Abele,
e in Isacco fu legato.
Andò pellegrinando in Giacobbe,
e in Giuseppe fu venduto.
Fu esposto sulle acque in Mosè,
e nell'agnello fu sgozzato.
Fu perseguitato in Davide,
e nei profeti fu disonorato.


Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, 
fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli.


Egli è l'agnello che non apre bocca, l'agnello ucciso, nato da Maria, agnella senza macchia.
Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. 
Sulla croce non gli fu spezzato alcun osso 
e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione.
Egli risuscitò dai morti
e fece risorgere l'umanità dal profondo del sepolcro.


Dall' Omelia sulla Pasqua di Melitone di Sardi


Amici carissimi, 
oggi ho voluto inserire questo magnifico, antichissimo testo che ci fa entrare così profondamente nel mistero della Pasqua, per ricordarci che è questa soprattutto la fonte del nostro amore, della nostra vita sempre di nuovo redenta, trasformata, risorta. 


Un po' perché non vorrei aver focalizzato troppo sul Giudizio finale e sul timore o la speranza del futuro, su cui è importante riflettere, ma da cui non può certo nascere la carità che dovrebbe contraddistinguere un cristiano e dunque anche la nostra stessa salvezza: queste ultime possono nascere infatti
solo dall'esperienza personale dell'amore di Cristo manifestatosi nel mistero pasquale e dunque rivivendo intimamente uniti con lui il passaggio dalla morte alla risurrezione.


Ma devo dire che questa celebre omelia mi è venuta in mente anche sabato sera alla Stazione Termini, perché sono andato a vedere quello che combinano
i ragazzi di Chiara Amirante, 
la fondatrice di 


Credo infatti che bisogna il più possibile cercare di sperimentare da vicino le meraviglie che sta operando Dio in questa generazione, e sono come sempre davvero grandi miracoli, perché sennò ti resta solo l'immagine desolante che ti propinano i vari media e non fai altro che chiederti: ma perché mai oggi non ci sono più i miracoli di un tempo?

Quindi mi sono fatto coraggio, non essendo certo un luogo altamente raccomandabile a certe ore, e ho visto alternarsi a una divertente quanto movimentata animazione delle testimonianze di gente tosta, cui si legge in faccia ancor prima che parlino, che hanno vissuto e stanno vivendo sulla loro pelle una esperienza molto concreta di morte e risurrezione. Vediamo di cosa si tratta:


La Storia

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1991 inizia l’avventura di Chiara nel mondo della strada...
Ho sempre cercato, come penso faccia ogni persona, qualcosa capace di dare un senso profondo alla mia esistenza. Mi dicevo: ho una vita sola, voglio spenderla per qualcosa di grande! Cercavo la pace, la libertà, la sorgente capace di dissetare il mio cuore sempre inquieto, cercavo la gioia ed una frase del Vangelo mi ha raggiunto come una folgorazione:...
Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio Amore… Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato, nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,9-12).
Chiara incontra il Santo Padre Giovanni Paolo IIE’ stata per me una incredibile scoperta, una rivelazione, una vera folgorazione e davvero sperimentavo che più ce la mettevo tutta per amare con l’amore che Gesù ci insegna più il mio cuore era traboccante di gioia; una gioia che resisteva anche alle prove più terribili della vita.
A 21 anni ho avuto una terribile malattia che mi causava dolori atroci in tutto il corpo che nessun antidolorifico riusciva a calmare. Anche gli occhi eranostati duramente colpiti, avevo già perso otto decimi di vista e, trattandosi di una malattia cronica incurabile con interessamento della retina, i medici mi avevano detto che nel tempo sarei certamente diventata cieca. E’ stata una prova dolorosissima durata un lungo periodo, ma anche in una situazione così drammatica ho sperimentato la pienezza della gioia che Cristo ci dona tanto da sentire il prepotente desiderio di vivere il resto dei miei giorni per portare, testimoniare questa gioia proprio ai più disperati, andare di notte alla Stazione Termini e nelle zone più ‘calde’ della città ad incontrare giovani nella devianza con problemi di droga, alcool, aids, prostituzione, carcere, emarginazione. Mi rendevo conto che per una ragazza giovane era particolarmente pericoloso andare di notte in strada e le mie condizioni fisiche non me lo avrebbero permesso. Così ho fatto una semplice preghiera:
Signore, se questo desiderio così folle di andare di notte in strada sei tu a mettermelo nel cuore, mettimi tu nelle condizioni di poterlo realizzare! A te niente è impossibile! Io desidero solo la tua volontà!.
La risposta è stata immediata e al di là di ogni mia immaginazione. La mattina dopo, quando sono andata in ospedale per le iniezioni dentro gli occhi che dovevo fare di frequente, mi arriva l’incredibile notizia dal primario (chiamato appunto per accertare quanto di inspiegabile mi era successo):
Chiara noi siamo senza parole, sei completamente guarita! Per chi non crede è un mistero, per chi crede è una grazia straordinaria: la tua malattia è completamente ed inspiegabilmente sparita!
Io, la spiegazione ce l’avevo, eccome! Era la risposta del Signore alla mia semplice preghiera della sera prima… e lui aveva risposto come solo Dio può fare.
La mia cartella clinica era stata studiata dai più grandi luminari di Europa e anche degli Stati Uniti: tutti erano stati concordi nell’affermare che non c’era alcuna possibilità di guarigione. Senza dubbio sarei diventata cieca, era solo questione di tempo! Di fatto dalla sera alla mattina ero passata da meno otto decimi di vista ad una vista superiore alla norma: più undici decimi. Davvero incredibile!
La prima casa di accoglienza a Trigoria (Roma)Ho così iniziato a recarmi di notte in stradaspinta da un semplice desiderio: condividere la gioia dell’incontro con Cristo Risorto proprio con quei fratelli che erano più disperati.
Non immaginavo davvero di incontrare un popolo così sterminato di giovani soli, emarginati, sfregiati nella profondità del cuore e della dignità, vittime dei terribili tentacoli di piovre infernali e della più infame delle schiavitù. Quante ragazze vendute come schiave e costrette a svendere il loro corpo a gente senza scrupoli. Quanti giovani distrutti, imprigionati dall’illusione di un paradiso artificiale che ha ucciso loro l’anima. Quante grida silenziose e lancinanti mai ascoltate da nessuno; quanta disperazione, rabbia, violenza, devianza, criminalità… ma quanta incredibile sete di amore, di Dio proprio là, nella profondità delle tenebre degli inferi della strada.
Ho provato con un certo timore e tremore ad entrare in punta di piedi nelle storie delle persone che abitavano le zone più ‘calde’ della città e subito sono rimasta impressionata dalla sete di ascolto, di verità, di pace, di amore di … Dio, proprio in mezzo a quell’inferno. Tanti dei cosiddetti ‘criminali’, alcuni con fedine penali davvero impressionanti, non erano di fatto persone cattive, ma persone non amate; ragazzi con una grande sensibilità ma con il cuore impietrito dalle troppe violenze subite. Altri erano giovani arrivati da paesi più poveri pieni di buoni propositi e aspirazioni, ma ben presto catturati dalle reti della criminalità organizzatache non perdona. Altri ancora, bravi ragazzi di buona famiglia (alcuni li avevo conosciuti in precedenza) ammaliati dalle seducenti proposte del mondo (piacere, denaro, successo, apparire) e scivolati poi in una profonda insoddisfazione, solitudine, nausea sottile senza più riuscire a trovare risposte... ragazzi con un grande vuoto nel cuore che avevano tentato di colmarlo con lo sballo, la trasgressione, le sostanze stupefacenti.
Molti di loro, sorpresi dalla presenza di una ragazza di notte in zone così pericolose, dopo aver condiviso con me qualcosa della loro storia piena di sofferenza e spesso di disperazione, mi dicevano:
Ora però raccontaci qualcosa di te. Che ci fa una ragazza come te qui in mezzo a noi? Non ti rendi conto di quanto è pericoloso? Possibile che metti a rischio la tua vita per persone che neanche conosci? Ma chi te lo fa fare?…
Con tanta semplicità condividevo anch’io qualcosa della mia storia e di come l’incontro con Cristo Risorto avesse sconvolto la mia esistenza: in Gesù avevo finalmente trovato la Verità che ci rende liberi, la Vita in abbondanza, la Via per raggiungere quella pienezza di gioia e di pace a cui il mio cuore anelava. La reazione era quasi sempre di sorpresa, curiosità e di incredibile apertura:
Se la gioia che vediamo nel tuo sguardo viene davvero da Gesù e se è Lui che ti spinge a rischiare la tua vita per noi, parlaci un po’ di ‘sto Gesù!
I lcardinal Tonini visita la prima comunità di Trigoriaed iniziavano a bombardarmi di domande. Il più delle volte questi incontri si concludevano con una richiesta accorata:
Portaci via da questo inferno della strada. Vogliamo conoscere anche noi questo Gesù che ha cambiato la tua vita!
[...]

La mission

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La Mission
La Comunità Nuovi Orizzonti si pone l’obiettivo di intervenire in tutti gli ambiti del disagio sociale: per questo realizza azioni di solidarietà a sostegno di chi vive situazioni di grave difficoltà; svolge la sua attività avendo presenti tutte le realtà di emarginazione sociale, in modo particolare del mondo giovanile; per esso propone specifici interventi innovativi e un proprio programma di ricostruzione integrale della persona che unisce la dimensione psicologica a quella spirituale e umana.
Inoltre propone i valori della solidarietà, della condivisione, della cooperazione e della spiritualità come elementi essenziali per una piena realizzazione della persona.





Opere e progetti

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Centri di Accoglienza, Formazione, Orientamento = 139

Centri_Accoglienza
  • 29 Centri di accoglienza residenziale per persone in situazione di grave disagio.
  • 29 Centri residenziali di formazione al volontariato internazionale.
  • 54 Famiglie aperte all’accoglienza.
  • 27 Centri di ascolto e telefoni in aiuto, grazie ai quali sono sostenute annualmente circa 100.000 persone.

Centri di Servizio = 92





Le comunità di accoglienza ospitano giovani e adulti - maschi e femmine - che vivono diverse situazioni di disagio legate a dipendenze di vario genere: droghe, alcol, sesso, gioco, internet, disturbi del comportamento alimentare, ecc.
Caratteristica peculiare della comunità di accoglienza è quella di essere una grande famiglia aperta a tutti coloro che desiderano fare un’esperienza di vita rinnovata dall’amore. Tutti - operatori, responsabili, ragazzi accolti dalla strada, giovani in discernimento vocazionale - si impegnano a crescere nell’arte di amare, sostenuti da un programma formativo di conoscenza di sè e di guarigione interiore, nella consapevolezza che ciascuno può essere un dono per l’altro.
Le comunità si occupano inoltre del lavoro di strada e di numerose altre attività quali: telefono in aiuto, servizio di segretariato sociale, colloqui di sostegno ed orientamento, incontri di prevenzione e sensibilizzazione nelle scuole, corsi di formazione umana, formazione alla prevenzione - animazione, attività artistico-ricreative, gruppi di spiritualità, missioni di strada.

Le Famiglie aperte all’Accoglienza sono coppie di sposi che si impegnano ad essere aperte all'accoglienza defamiglie_loretoi piccoli e dei poveri secondo il carisma della Comunità e ad avere come modello di vita la Sacra Famiglia di Nazareth.


Le famiglie aperte all’accoglienza vogliono essere piccoli fari di luce per le tante famiglie imprigionate nelle tenebre e piccole mani protese per aiutare ed accogliere figli e fratelli in condizioni di difficoltà materiale e spirituale.





Il lavoro di sensibilizzazione e di prevenzione che compiono i membri della Comunità porta inevitabilmente ad aprire centri di ascolto, punti di contatto, per le persone che sono già state incontrate. Moltissimi ragazzi raggiunti nei locali, nei punti di ritrovo e di divertimento notturni dove passano molte ore, toccati da un fugace contatto con qualche ragazzo delle comunità, chiedono di incontrare in modo più costante qualcuno con cui scambiare un confronto e attivare un’amicizia.
Spesso questi centri precedono l’apertura di una struttura di accoglienza e contemporaneamente continuano il loro servizio particolarmente utile in questo momento storico di forte insicurezza sociale. La loro collocazione è o all’interno ella struttura che ospita la comunità o in realtà parrocchiali o in edifici autonomi.
L’attività principale è proprio quella dell'ascolto delle persone che vi accedono: sono soprattutto giovani soli, emarginati, senza punti di riferimento, la cui necessità è quella di trovare qualcuno disposto ad ascoltarli nelle loro storie spesso dolorose o confuse.
Non vi sembra che quello che sta facendo Dio con questa 
piccola grande donna sia un qualcosa di strabiliante, di miracoloso


 Guardate  anche questo video!

Materiale tratto dal sito ufficiale http://www.nuoviorizzonti.org/

Sostenere Nuovi Orizzonti significa aiutare a trarre 
uomini dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce 
dalla morte alla vita. 
Significa partecipare a un'opera meravigliosa che si sta 
espandendo rapidamente nel mondo in un modo 
impressionante.
Significa dare un senso profondo alla propria esistenza,
spenderla per qualcosa di grande.
Se vuoi fare donazioni vai su 

Buone opere a tutti!
Roberto

mercoledì 13 ottobre 2010

Il giudizio finale e le 7 opere di misericordia


 Vangelo secondo Matteo (Mt 25, 31-46)

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Il Giudizio finale
31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». 37Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». 40E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato». 44Anch'essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». 45Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me». 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Caro amico, fratello, se non credi affatto alla realtà dell'Inferno e del Paradiso, come anche del Purgatorio, e pensi che sia roba da vecchiarelle, o se sempre più spesso te ne dimentichi vivendo come se non esistessero, ti invito con forza, anzi ti supplico di osservare molto attentamente queste parole così chiare ed inequivocabili di Gesù Cristo nostro Signore.

Perché se è verissimo che il Dio rivelatoci dal Nazareno è infinitamente paziente e misericordioso, amore gratuito che si dona instancabilmente, desiderando solamente che ci convertiamo a Lui e in tal modo nient'altro che la nostra salvezza, è altrettanto vero che si tratta di un Dio giusto, obbligato proprio dal suo amore a rispettare le nostre scelte e anche a retribuire secondo la sua sapienza, così diversa dalla nostra, i frutti delle nostre opere su questa terra.

Bisogna fare molta attenzione su questo punto nel mantenere il sapiente equilibrio che la Tradizione della Santa Chiesa ha stabilito, perché se punti troppo sul Giudizio, rischi di cadere nel moralismo, nel legalismo e in una falsa immagine di un Dio che incute terrore, il che è davvero micidiale, mentre se punti troppo sulla Misericordia, rischi di cadere nel lassismo e nella presunzione di salvezza, e in fondo la tua vita e l'intera storia perdono significato, riducendosi ad un inutile teatrino, il che è altrettanto micidiale.

Ti invito inoltre a documentarti bene, ad esempio sulle numerose apparizioni che veggenti e mistici vari, in particolare quelli mariani, hanno avuto dell'aldilà negli ultimi tempi; puoi trovarne in questo meraviglioso sito che ti raccomando caldamente: http://medjugorje.altervista.org/index.php?s=aldila

Comunque in questo vangelo le parole di Gesù sono veramente impressionanti, perché non solo si costituisce fratello maggiore e protettore delle persone più povere e deboli nelle loro varie necessità, ma finisce per identificarsi totalmente con loro: "tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".

Naturalmente, questa è anche una buona notizia per tutti noi che spesso nella vita, forse molto più spesso di quanto pensiamo, siamo questi suoi fratelli più piccoli, stretti dalle necessità più svariate: e allora coraggio se stai soffrendo, perché Cristo si è fatto povero per te, per essere una cosa sola con te, si è umiliato per primo e ti è venuto incontro per aprirti una strada di salvezza, perché in quelle difficoltà tu potessi incontrarti con lui.

Inoltre, come si può facilmente notare, da questo vangelo la Tradizione della Chiesa ha tratto le famose
7 opere di misericordia corporale che vado ad elencare:
  1. DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI
  2. DAR DA BERE AGLI ASSETATI
  3. VESTIRE CHI E' NUDO
  4. ACCOGLIERE I PELLEGRINI
  5. VISITARE GLI INFERMI
  6. VISITARE I CARCERATI
  7. SEPPELLIRE I MORTI 
Hanno invece altre radici evangeliche, ma la Chiesa assicura che sono altrettanto meritorie, le meno note
7 opere di misericordia spirituale che sono:
  1. CONSIGLIARE I DUBBIOSI
  2. INSEGNARE AGLI IGNORANTI
  3. AMMONIRE I PECCATORI
  4. CONSOLARE GLI AFFLITTI
  5. PERDONARE LE OFFESE
  6. SOPPORTARE PAZIENTEMENTE LE PERSONE MOLESTE
  7. PREGARE DIO PER I VIVI E I MORTI

Non ci resta che riflettere, pregarci un po' su, e darci decisamente da fare! Non so voi, ma io francamente preferisco il Paradiso, preferisco di gran lunga sentirmi dire: "Venite, benedetti del Padre mio..."

Roberto


Eglantyne Jebb"Il futuro è nelle mani dei bambini"

"Che ogni bambino affamato sia nutrito, ogni bambino malato sia curato, ad ogni orfano, bambino di strada o ai margini della società sia data protezione e supporto"

Eglantyne Jebb, fondatrice di Save the Children, 1919
Queste le parole di Eglantyne Jebb, che nel 1919, colpita dalle terribili condizioni di vita dei minori in Europa dopo la prima guerra mondiale, fondò Save the Children.

Eglantyne Jebb fu in grado di anticipare il concetto, rivoluzionario per l'epoca, che anche i bambini fossero titolari di diritti, e cominciò un'opera audace nelle sue rivendicazioni nei confronti delle istituzioni e anticonformista nella sensibilizzazione dell'opinione pubblica e nelle prime forme di raccolta fondi. Nel 1923 Eglantyne scrisse la prima Carta dei Diritti del Bambino , sancendo quelli che sono i diritti inviolabili di cui ogni bambino dovrebbe godere, che successivamente venne adottata dalla Società delle Nazioni, e che in seguitò ispirò l'attuale Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza del 20 novembre 1989, oggi ratificata da tutti i Paesi del mondo, ad eccezione degli Stati Uniti e Somalia.

Oggi, a 90 anni dalla sua fondazione, Save the Children è la più grande e importante organizzazione internazionale indipendente per la difesa dei diritti dei bambini, e opera in oltre 120 Paesi al mondo con uno staff di circa 14 mila persone .
"Tutto quello per cui la nostra fondatrice ha combattuto 90 anni fa, è ancora quello in cui Save the Children crede oggi e la base del suo operato in tutto il mondo", afferma Claudio Tesauro , Presidente di Save the Children Italia. "La nostra missione, in Italia come nel resto del mondo, è assicurare ad ogni bambino il rispetto dei suoi diritti - quello alla salute, alla nutrizione, al cibo, ad una dimora, all'educazione - e proteggerli da ogni tipo di violenza, abuso e sfruttamento, ascoltare i minori, coinvolgerli in ogni decisione che li riguarda e impegnarsi affinché il loro punto di vista sia preso in considerazione."
Nel corso degli anni, Save the Children si è occupata dei maggiori problemi che hanno afflitto l'infanzia e l'adolescenza, contraddistinguendosi per la propria indipendenza, laicità e internazionalità.

Nell'estate del 1919 Eglantyne Jebb scrisse a Papa Benedetto XV per avere il supporto della Chiesa contro la carestia. In risposta al suo appello, nel novembre dello stesso anno, il Papa scrisse l'Enciclica "Paterno Iam Diu" , chiedendo a tutte le chiese del mondo di raccogliere fondi per l'infanzia e l'anno successivo, nell'enciclica "Annus iam Planus est" tributò pubblica lode a Save the Children per il suo lavoro. Fu la prima volta nella storia che la Chiesa Cattolica supportò una causa promossa da un'organizzazione aconfessionale.

Tratto dal sito ufficiale: http://www.savethechildren.it/

Ogni anno nel mondo muoiono 8 milioni di bambini.

Un bambino ogni tre secondi!

La maggior parte per cause facilmente prevenibili e curabili.

Non lasciamoli andare.

Dona 2 euro per salvarli, invia un sms al 45503.

Campagna Every One-Save the Children 2010