san Paolo

san Paolo
D’improvviso lo avvolse una luce dal cielo (At 9,3)

domenica 31 ottobre 2010

Fallo adesso, prima che sia troppo tardi!

Mi ha sempre impressionato la scena dell'addio in "Schindler's List" di Spielberg.
Mentre i tedeschi sono in fuga e stanno arrivando le truppe alleate, i sopravvissuti ebrei donano un anello ad Oscar Schindler in segno della loro riconoscenza, con su scritto un verso del Talmud:

"Chiunque salva una vita, salva il mondo intero" 

e questo fatto, emozionandolo profondamente, lo porta ad una crisi di pianto in cui emerge il suo profondo senso di colpa per non aver fatto di più, per aver tenuto delle cose per sé, senza rendersi conto che con quelle avrebbe potuto salvare altre vite umane:


http://www.youtube.com/watch?v=oftGv6bYLNA
"Ho sprecato tanto di quel denaro... lei non ne ha idea... e la macchina... Perché l'ho tenuta? Mi avrebbero dato dieci persone... E questa spilla d'oro? Due persone, una persona forse... Avrei potuto salvare una persona in più e non l'ho fatto!..."

Questa scena è di una forza dirompente, perché può assumere evidentemente un significato paradigmatico per ciascuno di noi e per la nostra vita, un significato che può facilmente diventare anche escatologico, cioè riguardante "le cose ultime", perché verrà prima o poi per ciascuno di noi un momento in cui dovremo fare i conti con noi stessi e con il nostro Dio, con ciò che abbiamo fatto o non fatto delle nostre risorse e dei nostri talenti.

Tanto più se si pensa che viviamo in una società dei consumi che si è specializzata nella creazione continua di bisogni fittizi, per cui rischiamo di circondarci di oggetti che costituiscono un lusso nella convinzione che ci siano indispensabili, perché innalzati da qualche pubblicità al valore di status symbol: ti sei mai chiesto, ad esempio, quante persone avresti potuto nutrire o educare con quel palmare, quel computer, quel mega schermo piatto con sistema home theatre, quella super macchina, quella moto, quel vestito di marca, eccetera, eccetera?


Per questo penso che sia assolutamente indispensabile, tanto da averne fatto uno dei motivi principali per la mission di questo blog, "suonare le trombe", cioè avvertire, scuotere in qualche modo, svegliare la coscienza delle persone in questa nostra generazione prima che sia troppo tardi.

Perché è fin troppo facile notare come siamo spesso portati dal nostro stile di vita, dalla mentalità dominante, dai nostri interessi che si fanno sempre più stringenti, dalle continue preoccupazioni per la precarietà della nostra stessa situazione, se non proprio dal nostro irriducibile egoismo, a rimandare sempre a domani le opere buone, i gesti d'amore, la generosità gratuita, o anche semplicemente una piccola attenzione verso chi è chiaramente in preda alla sofferenza molto più di noi.

Si tratta di un tragico errore, perché in questo modo, il domani non arriva mai, non diventa mai oggi e rischiamo di ritrovarci alla fine della nostra vita con un pugno di mosche, senza mai aver provato cosa significa aver amato davvero, aver donato qualcosa senza interesse, essersi preso cura di qualcuno che non ha nulla da restituirci: il che vuol dire non essere mai stato veramente un uomo o una donna realizzati, maturi, non aver dato frutti, non aver gustato la gioia profonda di essersi donati.

Bisogna avere la saggezza, anzi la furbizia, e il coraggio di vivere oggi, o meglio qui e adesso, hic et nunc, cioè di approfittare del momento che passa e non ritornerà più, come ben sapevano già gli antichi: carpe diem, "cogli l'attimo" raccomandava Orazio. Ce lo ricordava Robin Williams in quest'altro meraviglioso film di Peter Weir:

http://www.youtube.com/watch?v=9WPZF4wkrq0&feature=fvw


John Keating (Robin Williams)
"Cogli l'attimo, cogli la rosa quand'è il momento". Perché il poeta usa questi versi? [...] Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare: diventerà freddo e morirà. Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli... pieni di ormoni come voi... e invincibili, come vi sentite voi... Il mondo è la loro ostrica, pensano di esser destinati a grandi cose come molti di voi. I loro occhi sono pieni di speranza: proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi! Ascoltate! Sentite? "Carpe", "Carpe diem", "Cogliete l'attimo, ragazzi", "Rendete straordinaria la vostra vita"!


Ci sarà sempre almeno un motivo per non fare quell'opera buona: è per questo che devi fare una scelta precisa, devi lasciare in quel momento tutto il resto, e decidere che quella è veramente la cosa migliore da fare o non la farai mai. Ascoltiamo bene anche questa piccola perla di saggezza:

"Percorrerò questa strada una sola volta; ogni cosa buona che posso fare oppure ogni gentilezza che posso manifestare nei confronti di un altro essere umano, lasciatemela fare subito. Non fatemela rimandare o dimenticare, perché di qui passerò una volta sola".

Una volta sola! Ogni giorno, ogni minuto, ogni singolo istante, è come se noi scrivessimo le pagine di un libro o riprendessimo le immagini di un film che poi potrà essere letto o visto alla fine della nostra vita per l'eternità! Diceva infatti Pasolini che la morte è come il montaggio finale di una pellicola. Ci hai mai pensato? Possiamo farne un capolavoro o un filmetto di serie b, una meravigliosa storia d'amore o un film dell'orrore... Per questo ogni singolo istante della nostra vita, ogni nostro singolo pensiero, parola o azione sono tremendamente importanti e non è affatto la stessa cosa se facciamo o non facciamo una buona opera, o se facciamo il bene o il male: dobbiamo sempre ricordarci che le nostre azioni hanno conseguenze enormi per noi e per quelli che ci stanno intorno.

Madre Teresa
C'è stata una piccola grande donna albanese che era solita dire di se stessa: "Sono solo una piccola matita nella Sua mano"; credo che possa insegnarci molto in questo campo, perciò mi sembra utile e bello leggere qui alcuni suoi pensieri.

"Una volta, a Ceylon, un ministro mi ha detto qualcosa di singolare: 'Sa, Madre, amo Cristo ma odio i cristiani'. Quando gli ho chiesto come fosse possibile ha risposto: 'Perché i cristiani non ci danno Cristo e non vivono appieno la vita cristiana'.
Gandhi sosteneva qualcosa di simile: 'Se i cristiani vivessero la vita cristiana fino in fondo, in tutta l'India non rimarrebbe nemmeno un induista'. Non è forse vero? L'amore di Cristo dovrebbe indurci a dare noi stessi senza sosta.
La perfetta volontà di Dio per noi è racchiusa in queste parole: siate santi. [...] Poiché tutti siamo chiamati alla santità questa vocazione non nasconde nulla di straordinario. Siamo stati infatti tutti creati a immagine di Dio per amare ed essere amati. Con ardore indescrivibile Gesù vuole che siamo perfetti. Dal Suo Sacro Cuore trabocca l'insaziabile desiderio di vederci progredire verso la santità.
Ogni mattino dovremmo rinnovare la nostra determinazione e, come se fosse il primo giorno della nostra conversione, spronare noi stessi al fervore con le seguenti parole: 'Aiutami, Signore Dio, nel mio buon proposito e nel tuo santo servizio e dammi oggi la grazia di cominciare davvero perché quello che ho fatto finora non vale nulla'. Non possiamo rinnovarci se non siamo così umili da riconoscere ciò che in noi deve essere rinnovato".

"Credo che la passione di Cristo venga rivissuta ovunque. Siamo disposti a parteciparvi? Siamo disposti a partecipare alle sofferenze umane, non solo nei paesi poveri ma in tutto il mondo?
Ho l'impressione che la grande povertà della sofferenza sia più difficile da risolvere nell'Occidente che in qualsiasi parte della Terra. Quando raccolgo un affamato dalla strada e gli offro una scodella di riso o un pezzo di pane riesco a placare la sua fame.
Chi è stato maltrattato o si sente escluso, poco amato, impaurito o rifiutato dalla società prova tuttavia un tipo di povertà molto più dolorosa e profonda per cui è più difficile trovare un rimedio.
Gli uomini hanno fame di Dio e di amore. Ne siamo consapevoli? Lo sappiamo? Lo vediamo? Abbiamo gli occhi per vederlo? Spesso guardiamo senza vedere. Siamo solo di passaggio in questo mondo. Dobbiamo aprire gli occhi e vedere".

"Essere poveri non significa solo avere fame di pane ma soprattutto avere una fame insaziabile di dignità umana. Abbiamo bisogno di amare e di essere importanti per qualcun altro. Ecco dove sbagliamo: nel mettere da parte le persone. Non solo abbiamo negato ai poveri un pezzo di pane ma pensando che non valgono nulla e abbandonandoli per la strada abbiamo negato loro la dignità umana cui hanno diritto in quanto figli di Dio.
Oggi il mondo non ha fame di pane ma d'amore, del desiderio di essere amati e desiderati. Gli uomini sono affamati della presenza di Cristo. Le popolazioni di molti paesi hanno tutto ad eccezione di quella presenza e di quella comprensione.
I poveri esistono ovunque. In alcuni continenti la povertà è più spirituale che materiale e assume le forme della solitudine, dello sconforto, della mancanza di significato nella vita. [...]
E' troppo facile parlare o preoccuparsi solo dei poveri lontani. E' molto più difficile e forse più impegnativo rivolgere l'attenzione e l'interesse ai poveri che vivono accanto a noi. Quando raccolgo un affamato dalla strada placo la sua fame con riso e pane. Ma se quella persona si sente respinta dalla società, poco amata e spaventata come riuscirò a saziarla?
In Occidente avete i più poveri fra i poveri di spirito, molti dei quali si trovano tra i ricchi e il cui numero supera quello dei derelitti dal punto di vista materiale. E' facile dare un piatto di riso a un affamato o offrire un letto a chi non ne possiede uno ma occorre molto tempo per consolare e sconfiggere la rabbia, l'amarezza e la solitudine che derivano dalla povertà dello spirito".

"La ricchezza, sia materiale sia spirituale, può soffocarvi se non la usate in modo giusto perché nemmeno Dio può mettere qualcosa in un cuore già colmo. Un bel giorno l'individuo sente nascere in sé la brama del denaro e di tutto ciò che il denaro può garantire: beni superflui, cibi prelibati, abiti eleganti, sciocchezze. Le esigenze aumentano perché una cosa ne richiede un'altra e l'unico risultato che si ottiene è un'insoddisfazione incontrollabile.
Rimaniamo il più vuoti possibile in modo che Dio possa riempirci.
Nostro Signore ci offre un esempio vivente: dal primo giorno della sua esistenza umana è stato allevato in una povertà che nessun essere umano potrà mai provare, perché 'essendo ricco si fece povero'. Nella sua ricchezza Cristo ha svuotato se stesso. [...] Per noi sarebbe una vergogna essere più ricche di Gesù, che ha sopportato la povertà per amore nostro. Sulla croce Cristo è stato privato di tutto. [...] Era nudo. Lo hanno avvolto in un sudario donato da un'anima caritatevole e lo hanno sepolto in una tomba non sua. Gesù sarebbe potuto tuttavia morire come un re e avrebbe persino potuto evitare la morte. Ha scelto la povertà perché sapeva che era il mezzo più efficace per possedere Dio e portare il suo amore al mondo. Essere poveri significa essere liberi, così liberi da non essere posseduti dai nostri averi, così liberi che i nostri averi non ci controllino, non ci impediscano di condividerli o di donare agli altri. L'assoluta povertà è la nostra protezione".

"Non abbiamo il diritto di giudicare i ricchi. Quello che desideriamo non è una lotta di classe, ma un incontro tra le classi in cui i ricchi e i poveri si salvino a vicenda.
Davanti a Dio la nostra povertà ha il valore di un'umile rassegnazione e presa di coscienza della nostra condizione di peccatori, di esseri umani impotenti e privi di valore, e della consapevolezza del nostro bisogno di Lui, che si manifesta come fiducia in Lui, come disponibilità a ricevere tutto da Lui in quanto nostro Padre. La nostra povertà dovrebbe essere quella prescritta dal Vangelo: dolce, gentile, lieta e sincera, sempre pronta a esprimere amore.
Prima di essere rinuncia la povertà è amore. Per amare è necessario dare. Per dare è necessario liberarsi dell'egoismo".

"Ricordatevi che i poveri più poveri si trovano tra i vostri vicini, nel vostro quartiere, nel vostro paese, nella vostra città, forse nella vostra stessa famiglia.
Dopo averli riconosciuti li amerete e quell'amore vi indurrà ad aiutarli. Solo allora comincerete ad agire come Gesù e a mettere in pratica il Vangelo.
Mettetevi al servizio dei poveri. Aprite il vostro cuore e amateli. Siate la prova vivente della misericordia di Dio.
[...] Quando ci accorgeremo che il nostro prossimo colpito dalla sofferenza è l'immagine di Dio stesso e capiremo le conseguenze di questa verità, la povertà cesserà di esistere e noi Missionarie della Carità avremo esaurito il nostro compito".

Tratto da: Madre Teresa, "Non c'è amore più grande. Pensieri di una vita", Milano, Rizzoli, 1997.

Per chi voglia approfondire: http://www.motherteresa.org/italian/layout.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Madre_Teresa_di_Calcutta
http://www.libreriadelsanto.it/libri/9788825016307/ho-sete-dalla-piccola-teresa-a-madre-teresa.html?p=rob

lunedì 18 ottobre 2010

Nuovi Orizzonti del mistero pasquale

Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti
il mistero della Pasqua, che è Cristo,
"al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen"(Gal 1, 5).

Egli scese dai cieli sulla terra per l'umanità sofferente;
si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo.


Prese su di sé le sofferenze dell'uomo sofferente
attraverso il corpo soggetto alla sofferenza,
e distrusse le passioni della carne.


Con lo Spirito immortale distrusse la morte omicida.


Egli infatti fu condotto e ucciso dai suoi carnefici come un agnello,
ci liberò dal modo di vivere del mondo come dall'Egitto,
e ci salvò dalla schiavitù del demonio come dalla mano del faraone.


Contrassegnò le nostre anime con il proprio Spirito
e le membra del nostro corpo con il suo sangue.


Egli è colui che coprì di confusione la morte
e gettò nel pianto il diavolocome Mosè il faraone.


Egli è colui che percosse l'iniquità e l'ingiustizia,
come Mosè condannò alla sterilità l'Egitto.


Egli ci trasse 
dalla schiavitù alla libertà,
dalle tenebre alla luce,
dalla morte alla vita, 
dalla tirannia al regno eterno.


Ha fatto di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto per sempre. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.


Egli è colui che prese su di sé le sofferenze di tutti.
Egli fu ucciso in Abele,
e in Isacco fu legato.
Andò pellegrinando in Giacobbe,
e in Giuseppe fu venduto.
Fu esposto sulle acque in Mosè,
e nell'agnello fu sgozzato.
Fu perseguitato in Davide,
e nei profeti fu disonorato.


Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, 
fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli.


Egli è l'agnello che non apre bocca, l'agnello ucciso, nato da Maria, agnella senza macchia.
Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. 
Sulla croce non gli fu spezzato alcun osso 
e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione.
Egli risuscitò dai morti
e fece risorgere l'umanità dal profondo del sepolcro.


Dall' Omelia sulla Pasqua di Melitone di Sardi


Amici carissimi, 
oggi ho voluto inserire questo magnifico, antichissimo testo che ci fa entrare così profondamente nel mistero della Pasqua, per ricordarci che è questa soprattutto la fonte del nostro amore, della nostra vita sempre di nuovo redenta, trasformata, risorta. 


Un po' perché non vorrei aver focalizzato troppo sul Giudizio finale e sul timore o la speranza del futuro, su cui è importante riflettere, ma da cui non può certo nascere la carità che dovrebbe contraddistinguere un cristiano e dunque anche la nostra stessa salvezza: queste ultime possono nascere infatti
solo dall'esperienza personale dell'amore di Cristo manifestatosi nel mistero pasquale e dunque rivivendo intimamente uniti con lui il passaggio dalla morte alla risurrezione.


Ma devo dire che questa celebre omelia mi è venuta in mente anche sabato sera alla Stazione Termini, perché sono andato a vedere quello che combinano
i ragazzi di Chiara Amirante, 
la fondatrice di 


Credo infatti che bisogna il più possibile cercare di sperimentare da vicino le meraviglie che sta operando Dio in questa generazione, e sono come sempre davvero grandi miracoli, perché sennò ti resta solo l'immagine desolante che ti propinano i vari media e non fai altro che chiederti: ma perché mai oggi non ci sono più i miracoli di un tempo?

Quindi mi sono fatto coraggio, non essendo certo un luogo altamente raccomandabile a certe ore, e ho visto alternarsi a una divertente quanto movimentata animazione delle testimonianze di gente tosta, cui si legge in faccia ancor prima che parlino, che hanno vissuto e stanno vivendo sulla loro pelle una esperienza molto concreta di morte e risurrezione. Vediamo di cosa si tratta:


La Storia

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1991 inizia l’avventura di Chiara nel mondo della strada...
Ho sempre cercato, come penso faccia ogni persona, qualcosa capace di dare un senso profondo alla mia esistenza. Mi dicevo: ho una vita sola, voglio spenderla per qualcosa di grande! Cercavo la pace, la libertà, la sorgente capace di dissetare il mio cuore sempre inquieto, cercavo la gioia ed una frase del Vangelo mi ha raggiunto come una folgorazione:...
Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio Amore… Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato, nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,9-12).
Chiara incontra il Santo Padre Giovanni Paolo IIE’ stata per me una incredibile scoperta, una rivelazione, una vera folgorazione e davvero sperimentavo che più ce la mettevo tutta per amare con l’amore che Gesù ci insegna più il mio cuore era traboccante di gioia; una gioia che resisteva anche alle prove più terribili della vita.
A 21 anni ho avuto una terribile malattia che mi causava dolori atroci in tutto il corpo che nessun antidolorifico riusciva a calmare. Anche gli occhi eranostati duramente colpiti, avevo già perso otto decimi di vista e, trattandosi di una malattia cronica incurabile con interessamento della retina, i medici mi avevano detto che nel tempo sarei certamente diventata cieca. E’ stata una prova dolorosissima durata un lungo periodo, ma anche in una situazione così drammatica ho sperimentato la pienezza della gioia che Cristo ci dona tanto da sentire il prepotente desiderio di vivere il resto dei miei giorni per portare, testimoniare questa gioia proprio ai più disperati, andare di notte alla Stazione Termini e nelle zone più ‘calde’ della città ad incontrare giovani nella devianza con problemi di droga, alcool, aids, prostituzione, carcere, emarginazione. Mi rendevo conto che per una ragazza giovane era particolarmente pericoloso andare di notte in strada e le mie condizioni fisiche non me lo avrebbero permesso. Così ho fatto una semplice preghiera:
Signore, se questo desiderio così folle di andare di notte in strada sei tu a mettermelo nel cuore, mettimi tu nelle condizioni di poterlo realizzare! A te niente è impossibile! Io desidero solo la tua volontà!.
La risposta è stata immediata e al di là di ogni mia immaginazione. La mattina dopo, quando sono andata in ospedale per le iniezioni dentro gli occhi che dovevo fare di frequente, mi arriva l’incredibile notizia dal primario (chiamato appunto per accertare quanto di inspiegabile mi era successo):
Chiara noi siamo senza parole, sei completamente guarita! Per chi non crede è un mistero, per chi crede è una grazia straordinaria: la tua malattia è completamente ed inspiegabilmente sparita!
Io, la spiegazione ce l’avevo, eccome! Era la risposta del Signore alla mia semplice preghiera della sera prima… e lui aveva risposto come solo Dio può fare.
La mia cartella clinica era stata studiata dai più grandi luminari di Europa e anche degli Stati Uniti: tutti erano stati concordi nell’affermare che non c’era alcuna possibilità di guarigione. Senza dubbio sarei diventata cieca, era solo questione di tempo! Di fatto dalla sera alla mattina ero passata da meno otto decimi di vista ad una vista superiore alla norma: più undici decimi. Davvero incredibile!
La prima casa di accoglienza a Trigoria (Roma)Ho così iniziato a recarmi di notte in stradaspinta da un semplice desiderio: condividere la gioia dell’incontro con Cristo Risorto proprio con quei fratelli che erano più disperati.
Non immaginavo davvero di incontrare un popolo così sterminato di giovani soli, emarginati, sfregiati nella profondità del cuore e della dignità, vittime dei terribili tentacoli di piovre infernali e della più infame delle schiavitù. Quante ragazze vendute come schiave e costrette a svendere il loro corpo a gente senza scrupoli. Quanti giovani distrutti, imprigionati dall’illusione di un paradiso artificiale che ha ucciso loro l’anima. Quante grida silenziose e lancinanti mai ascoltate da nessuno; quanta disperazione, rabbia, violenza, devianza, criminalità… ma quanta incredibile sete di amore, di Dio proprio là, nella profondità delle tenebre degli inferi della strada.
Ho provato con un certo timore e tremore ad entrare in punta di piedi nelle storie delle persone che abitavano le zone più ‘calde’ della città e subito sono rimasta impressionata dalla sete di ascolto, di verità, di pace, di amore di … Dio, proprio in mezzo a quell’inferno. Tanti dei cosiddetti ‘criminali’, alcuni con fedine penali davvero impressionanti, non erano di fatto persone cattive, ma persone non amate; ragazzi con una grande sensibilità ma con il cuore impietrito dalle troppe violenze subite. Altri erano giovani arrivati da paesi più poveri pieni di buoni propositi e aspirazioni, ma ben presto catturati dalle reti della criminalità organizzatache non perdona. Altri ancora, bravi ragazzi di buona famiglia (alcuni li avevo conosciuti in precedenza) ammaliati dalle seducenti proposte del mondo (piacere, denaro, successo, apparire) e scivolati poi in una profonda insoddisfazione, solitudine, nausea sottile senza più riuscire a trovare risposte... ragazzi con un grande vuoto nel cuore che avevano tentato di colmarlo con lo sballo, la trasgressione, le sostanze stupefacenti.
Molti di loro, sorpresi dalla presenza di una ragazza di notte in zone così pericolose, dopo aver condiviso con me qualcosa della loro storia piena di sofferenza e spesso di disperazione, mi dicevano:
Ora però raccontaci qualcosa di te. Che ci fa una ragazza come te qui in mezzo a noi? Non ti rendi conto di quanto è pericoloso? Possibile che metti a rischio la tua vita per persone che neanche conosci? Ma chi te lo fa fare?…
Con tanta semplicità condividevo anch’io qualcosa della mia storia e di come l’incontro con Cristo Risorto avesse sconvolto la mia esistenza: in Gesù avevo finalmente trovato la Verità che ci rende liberi, la Vita in abbondanza, la Via per raggiungere quella pienezza di gioia e di pace a cui il mio cuore anelava. La reazione era quasi sempre di sorpresa, curiosità e di incredibile apertura:
Se la gioia che vediamo nel tuo sguardo viene davvero da Gesù e se è Lui che ti spinge a rischiare la tua vita per noi, parlaci un po’ di ‘sto Gesù!
I lcardinal Tonini visita la prima comunità di Trigoriaed iniziavano a bombardarmi di domande. Il più delle volte questi incontri si concludevano con una richiesta accorata:
Portaci via da questo inferno della strada. Vogliamo conoscere anche noi questo Gesù che ha cambiato la tua vita!
[...]

La mission

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La Mission
La Comunità Nuovi Orizzonti si pone l’obiettivo di intervenire in tutti gli ambiti del disagio sociale: per questo realizza azioni di solidarietà a sostegno di chi vive situazioni di grave difficoltà; svolge la sua attività avendo presenti tutte le realtà di emarginazione sociale, in modo particolare del mondo giovanile; per esso propone specifici interventi innovativi e un proprio programma di ricostruzione integrale della persona che unisce la dimensione psicologica a quella spirituale e umana.
Inoltre propone i valori della solidarietà, della condivisione, della cooperazione e della spiritualità come elementi essenziali per una piena realizzazione della persona.





Opere e progetti

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Centri di Accoglienza, Formazione, Orientamento = 139

Centri_Accoglienza
  • 29 Centri di accoglienza residenziale per persone in situazione di grave disagio.
  • 29 Centri residenziali di formazione al volontariato internazionale.
  • 54 Famiglie aperte all’accoglienza.
  • 27 Centri di ascolto e telefoni in aiuto, grazie ai quali sono sostenute annualmente circa 100.000 persone.

Centri di Servizio = 92





Le comunità di accoglienza ospitano giovani e adulti - maschi e femmine - che vivono diverse situazioni di disagio legate a dipendenze di vario genere: droghe, alcol, sesso, gioco, internet, disturbi del comportamento alimentare, ecc.
Caratteristica peculiare della comunità di accoglienza è quella di essere una grande famiglia aperta a tutti coloro che desiderano fare un’esperienza di vita rinnovata dall’amore. Tutti - operatori, responsabili, ragazzi accolti dalla strada, giovani in discernimento vocazionale - si impegnano a crescere nell’arte di amare, sostenuti da un programma formativo di conoscenza di sè e di guarigione interiore, nella consapevolezza che ciascuno può essere un dono per l’altro.
Le comunità si occupano inoltre del lavoro di strada e di numerose altre attività quali: telefono in aiuto, servizio di segretariato sociale, colloqui di sostegno ed orientamento, incontri di prevenzione e sensibilizzazione nelle scuole, corsi di formazione umana, formazione alla prevenzione - animazione, attività artistico-ricreative, gruppi di spiritualità, missioni di strada.

Le Famiglie aperte all’Accoglienza sono coppie di sposi che si impegnano ad essere aperte all'accoglienza defamiglie_loretoi piccoli e dei poveri secondo il carisma della Comunità e ad avere come modello di vita la Sacra Famiglia di Nazareth.


Le famiglie aperte all’accoglienza vogliono essere piccoli fari di luce per le tante famiglie imprigionate nelle tenebre e piccole mani protese per aiutare ed accogliere figli e fratelli in condizioni di difficoltà materiale e spirituale.





Il lavoro di sensibilizzazione e di prevenzione che compiono i membri della Comunità porta inevitabilmente ad aprire centri di ascolto, punti di contatto, per le persone che sono già state incontrate. Moltissimi ragazzi raggiunti nei locali, nei punti di ritrovo e di divertimento notturni dove passano molte ore, toccati da un fugace contatto con qualche ragazzo delle comunità, chiedono di incontrare in modo più costante qualcuno con cui scambiare un confronto e attivare un’amicizia.
Spesso questi centri precedono l’apertura di una struttura di accoglienza e contemporaneamente continuano il loro servizio particolarmente utile in questo momento storico di forte insicurezza sociale. La loro collocazione è o all’interno ella struttura che ospita la comunità o in realtà parrocchiali o in edifici autonomi.
L’attività principale è proprio quella dell'ascolto delle persone che vi accedono: sono soprattutto giovani soli, emarginati, senza punti di riferimento, la cui necessità è quella di trovare qualcuno disposto ad ascoltarli nelle loro storie spesso dolorose o confuse.
Non vi sembra che quello che sta facendo Dio con questa 
piccola grande donna sia un qualcosa di strabiliante, di miracoloso


 Guardate  anche questo video!

Materiale tratto dal sito ufficiale http://www.nuoviorizzonti.org/

Sostenere Nuovi Orizzonti significa aiutare a trarre 
uomini dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce 
dalla morte alla vita. 
Significa partecipare a un'opera meravigliosa che si sta 
espandendo rapidamente nel mondo in un modo 
impressionante.
Significa dare un senso profondo alla propria esistenza,
spenderla per qualcosa di grande.
Se vuoi fare donazioni vai su 

Buone opere a tutti!
Roberto

mercoledì 13 ottobre 2010

Il giudizio finale e le 7 opere di misericordia


 Vangelo secondo Matteo (Mt 25, 31-46)

.
Il Giudizio finale
31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». 37Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». 40E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato». 44Anch'essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». 45Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me». 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Caro amico, fratello, se non credi affatto alla realtà dell'Inferno e del Paradiso, come anche del Purgatorio, e pensi che sia roba da vecchiarelle, o se sempre più spesso te ne dimentichi vivendo come se non esistessero, ti invito con forza, anzi ti supplico di osservare molto attentamente queste parole così chiare ed inequivocabili di Gesù Cristo nostro Signore.

Perché se è verissimo che il Dio rivelatoci dal Nazareno è infinitamente paziente e misericordioso, amore gratuito che si dona instancabilmente, desiderando solamente che ci convertiamo a Lui e in tal modo nient'altro che la nostra salvezza, è altrettanto vero che si tratta di un Dio giusto, obbligato proprio dal suo amore a rispettare le nostre scelte e anche a retribuire secondo la sua sapienza, così diversa dalla nostra, i frutti delle nostre opere su questa terra.

Bisogna fare molta attenzione su questo punto nel mantenere il sapiente equilibrio che la Tradizione della Santa Chiesa ha stabilito, perché se punti troppo sul Giudizio, rischi di cadere nel moralismo, nel legalismo e in una falsa immagine di un Dio che incute terrore, il che è davvero micidiale, mentre se punti troppo sulla Misericordia, rischi di cadere nel lassismo e nella presunzione di salvezza, e in fondo la tua vita e l'intera storia perdono significato, riducendosi ad un inutile teatrino, il che è altrettanto micidiale.

Ti invito inoltre a documentarti bene, ad esempio sulle numerose apparizioni che veggenti e mistici vari, in particolare quelli mariani, hanno avuto dell'aldilà negli ultimi tempi; puoi trovarne in questo meraviglioso sito che ti raccomando caldamente: http://medjugorje.altervista.org/index.php?s=aldila

Comunque in questo vangelo le parole di Gesù sono veramente impressionanti, perché non solo si costituisce fratello maggiore e protettore delle persone più povere e deboli nelle loro varie necessità, ma finisce per identificarsi totalmente con loro: "tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".

Naturalmente, questa è anche una buona notizia per tutti noi che spesso nella vita, forse molto più spesso di quanto pensiamo, siamo questi suoi fratelli più piccoli, stretti dalle necessità più svariate: e allora coraggio se stai soffrendo, perché Cristo si è fatto povero per te, per essere una cosa sola con te, si è umiliato per primo e ti è venuto incontro per aprirti una strada di salvezza, perché in quelle difficoltà tu potessi incontrarti con lui.

Inoltre, come si può facilmente notare, da questo vangelo la Tradizione della Chiesa ha tratto le famose
7 opere di misericordia corporale che vado ad elencare:
  1. DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI
  2. DAR DA BERE AGLI ASSETATI
  3. VESTIRE CHI E' NUDO
  4. ACCOGLIERE I PELLEGRINI
  5. VISITARE GLI INFERMI
  6. VISITARE I CARCERATI
  7. SEPPELLIRE I MORTI 
Hanno invece altre radici evangeliche, ma la Chiesa assicura che sono altrettanto meritorie, le meno note
7 opere di misericordia spirituale che sono:
  1. CONSIGLIARE I DUBBIOSI
  2. INSEGNARE AGLI IGNORANTI
  3. AMMONIRE I PECCATORI
  4. CONSOLARE GLI AFFLITTI
  5. PERDONARE LE OFFESE
  6. SOPPORTARE PAZIENTEMENTE LE PERSONE MOLESTE
  7. PREGARE DIO PER I VIVI E I MORTI

Non ci resta che riflettere, pregarci un po' su, e darci decisamente da fare! Non so voi, ma io francamente preferisco il Paradiso, preferisco di gran lunga sentirmi dire: "Venite, benedetti del Padre mio..."

Roberto


Eglantyne Jebb"Il futuro è nelle mani dei bambini"

"Che ogni bambino affamato sia nutrito, ogni bambino malato sia curato, ad ogni orfano, bambino di strada o ai margini della società sia data protezione e supporto"

Eglantyne Jebb, fondatrice di Save the Children, 1919
Queste le parole di Eglantyne Jebb, che nel 1919, colpita dalle terribili condizioni di vita dei minori in Europa dopo la prima guerra mondiale, fondò Save the Children.

Eglantyne Jebb fu in grado di anticipare il concetto, rivoluzionario per l'epoca, che anche i bambini fossero titolari di diritti, e cominciò un'opera audace nelle sue rivendicazioni nei confronti delle istituzioni e anticonformista nella sensibilizzazione dell'opinione pubblica e nelle prime forme di raccolta fondi. Nel 1923 Eglantyne scrisse la prima Carta dei Diritti del Bambino , sancendo quelli che sono i diritti inviolabili di cui ogni bambino dovrebbe godere, che successivamente venne adottata dalla Società delle Nazioni, e che in seguitò ispirò l'attuale Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza del 20 novembre 1989, oggi ratificata da tutti i Paesi del mondo, ad eccezione degli Stati Uniti e Somalia.

Oggi, a 90 anni dalla sua fondazione, Save the Children è la più grande e importante organizzazione internazionale indipendente per la difesa dei diritti dei bambini, e opera in oltre 120 Paesi al mondo con uno staff di circa 14 mila persone .
"Tutto quello per cui la nostra fondatrice ha combattuto 90 anni fa, è ancora quello in cui Save the Children crede oggi e la base del suo operato in tutto il mondo", afferma Claudio Tesauro , Presidente di Save the Children Italia. "La nostra missione, in Italia come nel resto del mondo, è assicurare ad ogni bambino il rispetto dei suoi diritti - quello alla salute, alla nutrizione, al cibo, ad una dimora, all'educazione - e proteggerli da ogni tipo di violenza, abuso e sfruttamento, ascoltare i minori, coinvolgerli in ogni decisione che li riguarda e impegnarsi affinché il loro punto di vista sia preso in considerazione."
Nel corso degli anni, Save the Children si è occupata dei maggiori problemi che hanno afflitto l'infanzia e l'adolescenza, contraddistinguendosi per la propria indipendenza, laicità e internazionalità.

Nell'estate del 1919 Eglantyne Jebb scrisse a Papa Benedetto XV per avere il supporto della Chiesa contro la carestia. In risposta al suo appello, nel novembre dello stesso anno, il Papa scrisse l'Enciclica "Paterno Iam Diu" , chiedendo a tutte le chiese del mondo di raccogliere fondi per l'infanzia e l'anno successivo, nell'enciclica "Annus iam Planus est" tributò pubblica lode a Save the Children per il suo lavoro. Fu la prima volta nella storia che la Chiesa Cattolica supportò una causa promossa da un'organizzazione aconfessionale.

Tratto dal sito ufficiale: http://www.savethechildren.it/

Ogni anno nel mondo muoiono 8 milioni di bambini.

Un bambino ogni tre secondi!

La maggior parte per cause facilmente prevenibili e curabili.

Non lasciamoli andare.

Dona 2 euro per salvarli, invia un sms al 45503.

Campagna Every One-Save the Children 2010

martedì 12 ottobre 2010

Catechesi del Cammino Neocatecumenale a San Bernardo

Caro amico, nel mio ultimo post, ti consigliavo di trovare un modo per approfondire nella chiesa i temi, o meglio le buone notizie di cui stavamo trattando e di lasciarti aiutare a trovare la tua strada per arrivare a Cristo e compiere le opere buone che il Padre nostro celeste ha predisposto per noi, per intraprendere cioè il tuo cammino di santità.

Bene, ho verificato che proprio nei prossimi giorni, nella mia parrocchia di San Bernardo a Roma, si terranno le catechesi del Cammino Neocatecumenale, che costituiscono appunto un ottimo strumento per scoprire o riscoprire i fondamenti della nostra fede in un percorso comunitario di conversione.
Da parte mia, posso testimoniare che nel 1988 queste catechesi mi hanno letteralmente salvato la vita e che da più di vent'anni ormai continuo ad incontrare Cristo e a dialogare con lui, anche attraverso la comunità di fratelli di cui faccio parte. Perciò non posso che invitarti caldamente a parteciparvi, se puoi; ecco la presentazione che puoi trovare sul sito della parrocchia:



Catechesi del Cammino Neocatecumenale


"Tu che sei fedele .... rispondimi ..."

Dal 19 ottobre alle ore 20.45, nella "sala bianca" (salone) della nostra Parrocchia, avranno inizio le catechesi del Cammino neocatecumenale, un carisma della Chiesa cattolica presente a San Bernardo dal 1976. Sono 14 incontri di un'ora ciascuno che proseguiranno, ogni martedì e venerdì alla stessa ora, per un periodo di poco meno di 2 mesi.
Il Cammino neocatecumenale è uno strumento al servizio dei Vescovi per la riscoperta della iniziazione cristiana da parte dei giovani e degli adulti, battezzati e non battezzati. Le catechesi costituiscono quindi un momento privilegiato di grazia e di bene dell'azione missionaria della Parrocchia quale Chiesa locale, attuata dal Parroco con l'aiuto di alcuni laici, per la cura delle persone del quartiere o di quanti desiderino riscoprire i doni del battesimo ed approfondire la propria fede attraverso una esperienza di formazione ed arricchimento della vita cristiana adulta.
Quest'anno la Parola, tratta dal Salmo 142, con cui Dio ci convoca personalmente è: "Tu che sei fedele .... rispondimi ...". Abbiamo la certezza che il Signore Gesù non deluderà i nostri giusti desideri di amore.
E' possibile usufruire, per coloro che lo desiderino, un servizio di accompagnamento in auto, avvisando in anticipo la Parrocchia al numero 06.2306407, mentre saranno disponibili della baby sitter nelle sale parrocchiali per coloro che hanno bambini.

Vi aspettiamo!



http://www.camminoneocatecumenale.it/


Il Cammino Neocatecumenale

 Nella Chiesa primitiva, quando il mondo era pagano, chi voleva farsi cristiano doveva iniziare un «catecumenato», che era un itinerario di formazione per prepararsi al Battesimo. Oggi il processo di secolarizzazione ha portato tanta gente ad abbandonare la fede e la Chiesa: per questo è necessario un itinerario di formazione al cristianesimo.
Il Cammino Neocatecumenale non è un movimento o un'associazione, ma uno strumento nelle parrocchie al servizio dei Vescovi per riportare alla fede tanta gente che l'ha abbandonata.
Iniziato negli anni '60 in uno dei sobborghi più poveri di Madrid da Kiko Argúello e da Carmen Hernandez, venne promosso dall'allora Arcivescovo di Madrid, Casimiro Morcillo, che constatò in quel primo gruppo una vera riscoperta della Parola di Dio ed un'attuazione pratica del rinnovamento liturgico promosso proprio in quegli anni dal Concilio. 
Vista la positiva esperienza nelle parrocchie di Madrid e di Roma, nel 1974 la Congregazione per il Culto Divino indicò il nome di Cammino Neocatecumenale per questa esperienza.
Si tratta di un cammino di conversione attraverso il quale si possono riscoprire le ricchezze del Battesimo.
Il Cammino si è diffuso in più di 900 Diocesi di 105 Nazioni, con oltre 20 mila comunità in 6.000 parrocchie.
Nel 1987 è stato aperto a Roma il Seminario missionario internazionale «Redemptoris Mater» che ospita giovani che hanno maturato la loro vocazione in una comunità neocatecumenale e che si rendono disponibili ad andare in tutto il mondo. Successivamente molti Vescovi hanno seguito l'esperienza di Roma e oggi nel mondo vi sono più di 70 seminari diocesani missionari «Redemptoris Mater» dove si stanno formando più di mille seminaristi.
Di recente, in risposta all'appello del Papa Giovanni Paolo II per la nuova evangelizzazione, molte famiglie che hanno percorso il Cammino si sono offerte per aiutare la missione della Chiesa andando a vivere nelle zone più secolarizzate e scristianizzate del mondo, preparando la nascita di nuove parrocchie missionarie.

Le origini

Kiko con Manolo e JoaquinCharles de Foucauld mi diede la formula: vivere in silenzio, come Gesù a Nazareth, ai piedi di Gesù Cristo in mezzo a quella gente. Conobbi un assistente sociale che mi indicò una zona di Palomeras Altas dove c'era una baracca di tavole di legno, rifugio di cani. Mi disse "Mettiti lì e non ti preoccupare". E lì ha avuto inizio un po' tutto. Nelle baracche io volevo vivere come Charles de Foucauld, in contemplazione: così come uno sta davanti all'Eucaristia, ai piedi della presenza reale, unica di Cristo; io volevo stare ai piedi di Cristo crocifisso, nella gente più povera, miserabile.
Il Signore mi portò lì con questo spirito: io ero l'ultimo. Loro erano Cristo. Forse uno avrebbe potuto dirmi: "Kiko! Aiutali". Qui c'è un punto molto importante per coloro che sanno andare al fondo delle cose. "Ma come? Ti metti in adorazione, quando questa gente è morta di fame? Dà loro da mangiare". Io non avevo nulla, non avevo portato altro che una Bibbia e una chitarra, dormivo su un materasso messo sulla nuda terra. Non avevo altro.
Mons. Morcillo nella baracca di Kiko pregando le lodiAvevo letto in un libro qualcosa che mi aveva colpito molto del tempo dei nazisti. Si raccontava un fatto storico avvenuto nel campo di concentramento di Auschwitz. Un capo della Gestapo si era reso conto delle atrocità che si stavano commettendo nel genocidio degli ebrei. Un giorno, durante un'ispezione in un campo, vide passare una colonna di uomini e donne diretta alle camere a gas, tutti nudi. Sentì nel suo cuore un grande dolore. Si domandò: "Che devo fare io adesso per aiutarli, per avere pace con me stesso?". sapete la risposta che ricevette dal di dentro? (I Padri della Chiesa parlano del Cristo parlante, dentro di te. È qualcosa di molto profondo). Il libro raccontava che quello che sentì che avrebbe dovuto fare era di denudarsi anche lui e mettersi in fila con loro.
Possiamo domandarci: questa voce che sentì dentro da dove veniva? Era una suggestione? Era reale? Era di Dio? Non era meglio fermare la comitiva e liberare quelle persone? Forse non lo poteva fare. Perché invece la verità era quella di denudarsi e di mettersi in fila? Ecco una possibile risposta: una persona che sta in quella fila sta di fronte al dramma che forse non c'è nessun Dio, che non c'è amore nel mondo e se non c'è amore nel mondo Dio non esiste, la vita è una mostruosità, moriamo nell'assurdo. Ma se uno viene con te, Cristo stesso si fa uomo e si mette con te nella fila per amore. Allora l'amore esiste. Esiste Dio. Si può vivere. Si può morire. La verità e la morte hanno un senso.
Kiko Carmen e Mons. MorcilloQuesto ha valore? Ciò che si deve fare è solo l'aiuto sociale? Forse l'uomo è solo mangiare? O l'uomo ha bisogno di sapere se Dio esiste o non esiste, se l'amore esiste oppure no? Io non andai nelle baracche per dare da mangiare, né per insegnare a leggere. (Erano tutti analfabeti, ad eccezione di uno o due: José Agudo, che era stato in un istituto di correzione sapeva leggere, ma sua moglie no. Zingari, "quinquis", ragazzi del carcere sapevano leggere a malapena). Me ne andai lì e, se volete sapere, neanche pensavo di predicare, sapete infatti che i Piccoli Fratelli di Foucauld stanno "in silenzio". Volevo dare testimonianza vivendo in mezzo ad essi come Gesù a Nazareth.
Kiko con i primi compagni delle baracche, Domingo e ManoloE che successe? Quello che sempre succede. Il vicino, un giorno che faceva un freddo cane, perché era inverno e nevicava - io mi scaldavo con dei cani randagi che vivevano con me - entrò all'improvviso e mi disse: "Ti ho portato un braciere perché stai morendo di freddo!".
Poco a poco si avvicinavano e domandavano: "Chi è costui che sta qui, con barba e chitarra?". Per alcuni ero uno che aveva fatto un voto, per altri un protestante, perché portavo sempre la Bibbia. Gli zingari venivano per la chitarra... Non sapevano chi ero. José Agudo, che allora era in lite con un altro clan di "quinquis", mi si avvicinò per domandarmi cosa diceva il Vangelo sul fatto di picchiarsi. Io gli lessi il Discorso della Montagna che dice di non resistere al male e restò a bocca aperta: "Come? Ma se non mi difendo mi ammazza! Che devo fare?". Gli diedi da leggere i "Fioretti" di San Francesco che lo impressionarono molto e non mi lasciò più.

 
Tratto dal sito ufficiale del Cammino cui sopra rimando