san Paolo

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D’improvviso lo avvolse una luce dal cielo (At 9,3)

mercoledì 12 settembre 2012

Il dovere di amare i poveri

IL DOVERE DI AMARE I POVERI


Non disprezzare i poveri come se non avessero alcun valore.
Considera chi sono e conoscerai la loro dignità:
essi hanno rivestita la persona del nostro Salvatore. 




Egli l'ha loro benignamente elargita perché,
a somiglianza di quegli uomini che protendono
verso i loro assalitori l'effige del sovrano 
come baluardo per frenarne e spezzarne l'impeto,
così i poveri pieghino e addolciscano 
coloro che ignorano la compassione 
e addirittura li perseguitano. 

Sono i portinai del regno dei cieli,
che aprono le porte ai benevoli e ai buoni
e le chiudono ai malvagi e ai crudeli.

Sono anche violenti accusatori ed eccellenti avvocati.
Accusano infatti e difendono;
non con i discorsi, ma con il loro stesso aspetto,
quando sono esaminati dall'occhio del Giudice.
Gridano quello che viene perpetrato contro di loro
e lo proclamano con maggior chiarezza ed efficacia
di qualsiasi banditore, al cospetto di Colui
che scruta i cuori e conosce i pensieri degli uomini
e i moti segreti dell'anima.

Per loro ci viene descritto in tutti i suoi particolari
quel tremendo giudizio, di cui spesso avete sentito parlare.
Vedo infatti il Figlio dell'uomo venire dal cielo,
avanzando sull'aria come se camminasse sulla terra,
circondato da miriadi di angeli.
Poi il trono della gloria eretto in un luogo eccelso
e il Re seduto su di esso.
Vedo inoltre tutte le famiglie degli uomini,
i popoli, le nazioni che sono vissute quaggiù,
hanno respirato quest'aria e hanno contemplato 
la luce di questo sole, 
stare davanti al tribunale, divise in due parti.




Sento che quelli che si trovano a destra
sono chiamati agnelli,
e capri quelli che stanno a sinistra,
poiché ricevono la loro classificazione 
in base alla rispettiva condotta di vita.
Odo il Giudice che li interroga 
e raccoglie le loro giustificazioni.
Ascolto ciò che essi rispondono al Re.

Infine scorgo qualcuno decorato per i suoi meriti.
A quelli che sono stati buoni e benevoli
e hanno condotto un'ottima vita viene concesso 
un sommo ed eterno riposo nel regno celeste;
ai crudeli e ai malvagi invece viene inferto 
il castigo del fuoco per l'eternità.

Tutte queste cose sono spiegate nel vangelo
con ogni cura, come sapete.
Non posso credere che quel giudizio 
sia stato rappresentato dinanzi ai nostri occhi,
con termini così precisi da sembrare dipinto,
per altro motivo se non per indurci a imparare a fondo
l'esercizio della beneficenza 
e ad abbracciare la benevolenza.
Essa è la madre dei poveri, 
la maestra dei ricchi,
la buona nutrice degli orfani, 
la protrettrice dei vecchi,
la provvista dei bisognosi,
il porto di tutti i miseri:
si prende cura di tutte le età 
e porta aiuto in tutte le sciagure e calamità.

SAN GREGORIO DI NISSA


Cari amici, cerchiamo di contemplare ora 
un'altra opera meravigliosa di Dio
e degli uomini insieme con Lui:

La comunità di S. Egidio


"Spesso la nostra società, 
dominata dalla dittatura materialistica, 
teme chi è diverso:  
è una società scossa, senza un fondamento profondo. 
Noi, umilmente ma fermamente,
vorremmo indicare a questa società spaventata e inospitale
che c'è da ritrovare la roccia del fondamento. 
Solo così non avremo paura dell'altro, 
di chi soffre o di chi ha fatto terribili viaggi per trovare pace. 
C'è tanto bisogno di essere accolti in una casa fondata sulla roccia, 
che senza paura tenga la porta aperta".

ANDREA RICCARDI

Come è nata

La Comunità di Sant'Egidio è nata a Roma nel 1968, per iniziativa di un giovane, allora meno che ventenne, Andrea Riccardi. Iniziò riunendo un gruppo di liceali, come era lui stesso, per ascoltare e mettere in pratica il Vangelo. La prima comunità cristiana degli Atti degli Apostoli e Francesco d'Assisi sono stati i primi punti di riferimento.
Il piccolo gruppo iniziò subito ad andare nella periferia romana, tra le baracche che in quegli anni cingevano Roma e dove vivevano molti poveri, e cominciò un doposcuola pomeridiano (la “Scuola popolare”, oggi “Scuole della pace” in tante parti del mondo) per i bambini.
Da allora la comunità è molto cresciuta, e oggi è diffusa in più di 70 paesi di 4 continenti. Anche il numero dei membri della comunità è in crescita costante. Oggi sono circa 50.000, ma è assai difficile calcolare il numero di quanti in modo diverso sono raggiunti dalle diverse attività di servizio della comunità, come pure di quanti collaborano in maniera stabile e significativa proprio al servizio ai più poveri e alle altre attività svolte da Sant'Egidio senza farne parte in senso stretto.
La preghiera

La prima “opera” della Comunità di Sant'Egidio è la preghiera. Proprio dall'incontro con le Scritture, messe al centro della vita, è nata una proposta personale e comune nuova per quei giovani del '68 alla ricerca di una vita più autentica: è l'antico invito a diventare suoi discepoli, che Gesù fa ad ogni generazione. E' l’invito a convertirsi, smettendo di vivere solo per se stessi, e a iniziare, con libertà, ad essere strumenti di un amore più grande per tutti, uomini e donne, e soprattutto i più poveri. Ascoltare e vivere la Parola di Dio come la cosa più importante della propria vita vuol dire accettare di seguire non tanto se stessi, ma piuttosto Gesù. L'immagine più autentica è quella della comunità in preghiera, quando è riunita per ascoltare la Parola di Dio. E' come la famiglia dei discepoli raccolta attorno a Gesù. Concordia e assiduità nella preghiera (At. 2,42) sono la via semplice, offerta e richiesta a tutti i membri della comunità. La preghiera è un cammino in cui si diventa familiari con le parole di Gesù e la sua preghiera, con quella delle generazioni che ci hanno preceduto, come nei Salmi, mentre si portano al Signore le necessità proprie e dei poveri, i bisogni del mondo intero.
E' per questo motivo che le comunità, a Roma e in altre parti d'Italia, d'Europa o del mondo, si riuniscono il più frequentemente possibile per pregare assieme. In molte città ogni sera c'è una preghiera comunitaria aperta a tutti. A ogni membro della comunità è chiesto anche di trovare uno spazio significativo nella propria vita per la preghiera personale e per la lettura delle Scritture, cominciando dai Vangeli.
Comunicare il Vangelo
La seconda “opera” della comunità, il suo secondo fondamento, è la comunicazione dei Vangelo. E' il Vangelo stesso, infatti, la buona notizia da condividere con gli altri, il tesoro prezioso, la lanterna che non può essere nascosta. Il Vangelo non è un patrimonio esclusivo, ma è una responsabilità in più per i membri della comunità, chiamati a comunicarlo. Nell'esperienza di Sant'Egidio essere discepoli e vivere e comunicare la Parola di Gesù sono sinonimi. Si tratta di un'esperienza di gioia e di festa, come nel Vangelo di Luca, quando i settantadue discepoli tornarono felici dicendo: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome” (Lc. 10, 17). E' l'esperienza di ogni discepolo e di ognuno nella Comunità di Sant'Egidio, che ha portato, in questi anni, a vivere una “fraternità missionaria” in molte parti del mondo.

Comunità senza frontiere e senza muri

L'amicizia tra persone di culture e nazioni differenti è il modo quotidiano in cui si esprime questa fraternità internazionale che è al tempo stesso apertura al mondo e appartenenza ad un'unica famiglia, quella dei discepoli.
In un mondo che, alla fine del secondo millennio, esalta i confini e le differenze, nazionali e culturali, fino a farne motivo antico e nuovo di conflitto, le comunità di Sant'Egidio testimoniano l'esistenza di un destino comune non solo dei cristiani, ma di tutti.
Ci sono comunità più giovani e comunità più anziane, alcune sono più numerose e radicate di altre, come pure alcune sono più conosciute di altre nell'ambiente in cui vivono, ma tutte si sforzano di essere e davvero rappresentano un'unica famiglia attorno a Gesù.
Quella di Roma è la più anziana. Come prima comunità, svolge in questo senso un servizio alla comunione e alle comunità più nuove, senza altri limiti e confini che “quelli della carità”, come indicato a Sant'Egidio da papa Giovanni Paolo II per il 25° anniversario della comunità, nel 1993. Questa unità si esprime in una comunione e solidarietà concreta tra i fratelli e le sorelle, che si sono rivelate come la migliore forma di organizzazione della vita e dell’attività della comunità stessa.

Amicizia con i poveri

Terza “opera” caratteristica di Sant'Egidio, autentico fondamento e impegno quotidiano fin dagli inizi è il servizio ai più poveri, vissuto nella forma dell'amicizia. I primi studenti che nel '68 presero a riunirsi attorno alla Parola di Dio, sentirono come il Vangelo non poteva essere vissuto lontano dai poveri: i poveri per amici e il Vangelo buona notizia per i poveri. Nacque così il primo dei servizi della comunità, quando ancora non aveva preso il nome di Sant'Egidio: la scuola popolare, che si chiamava così perché non era solo un doposcuola per i bambini emarginati delle baraccopoli romane, come il “Cinodromo”, lungo il Tevere, nella zona sud di Roma. Da allora le scuole popolari si sono moltiplicate, a Roma e in tutte le città in cui è presente la comunità, con un'attenzione particolare ai bambini più svantaggiati e in condizione più difficile.
Secondo quanto si legge nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo, questa amicizia si è allargata ad altri poveri: handicappati, fisici e mentali, persone senza fissa dimora, stranieri immigrati, malati terminali; e a diverse situazioni: carceri, istituti per anziani, campi nomadi, campi per rifugiati. Lungo questi anni si è sviluppata una sensibilità verso ogni forma di povertà, vecchia e nuova o emergente, come anche verso povertà non tradizionali, come quella rappresentata in molti Paesi europei da anziani soli anche quando benestanti.
Sant'Egidio si identifica con i suoi fratelli più piccoli in tutti i poveri, senza esclusione, che per questo sono a pieno titolo i familiari della comunità. Dovunque c'è una comunità di Sant'Egidio, da Roma a San Salvador, dal Camerun al Belgio, all'Ucraina o all'Indonesia, c'è sempre amicizia e familiarità con i poveri. Nessuna comunità, neppure la più giovane è cosi piccola o debole da non poter aiutare altri poveri. E' l'obolo della vedova che ha un grande valore davanti al Signore (Mc. 12, 41).


Il servizio alla pace e all'umanizzazione del mondo

L'amicizia con i poveri ha condotto Sant'Egidio a comprendere meglio come la guerra sia la madre di tutte le povertà. E' così che amare i poveri, in molte situazioni, è diventato lavorare per la pace, per proteggerla dove è minacciata, per aiutare a ricostituirla, facilitando il dialogo, là dove è andato perduto. I mezzi di questo servizio alla pace e alla riconciliazione sono quelli poveri della preghiera, della parola, della condivisione di situazioni di difficoltà, l'incontro e il dialogo.
Anche dove non si può lavorare per la pace, la Comunità cerca di realizzare la solidarietà e l'aiuto umanitario alle popolazioni civili che più soffrono a causa della guerra.
Sono questi, forse, gli aspetti più conosciuti di Sant'Egidio, quelli di cui anche i mass media a volte parlano senza metterne sempre in luce, come capita, la continuità con l'aiuto ai più poveri presente nella comunità fin dai suoi inizi e la radice evangelica.
Alcuni membri della comunità sono stati facilitatori o mediatori veri e propri in conflitti fratricidi durati più di dieci anni, come in Mozambico, o più di trenta, come in Guatemala. L'Africa più povera attraversata dalla guerra, come anche i Balcani, ma non solo, sono nella memoria e al centro delle preoccupazioni e dell'impegno di Sant'Egidio. Anche attraverso esperienze di questo tipo è cresciuta la fiducia di Sant'Egidio nella “forza debole” della preghiera e nel potere di cambiamento della non violenza e della persuasione. Sono aspetti della vita dello stesso Signore Gesù, da lui vissuti fino alla fine.
In questa direzione la Comunità si pone costantemente al servizio del dialogo ecumenico e interreligioso. Dal 1987 in poi Sant'Egidio è impegnata a livello internazionale e di base per continuare in meeting, incontri e nella preghiera, il cosiddetto “spirito di Assisi”.
E' nel solco di questa urgenza evangelica che si colloca la recente battaglia per una moratoria mondiale di tutte le esecuzioni capitali dall'anno 2000, che la comunità ha intrapreso a livello internazionale assieme ad altre organizzazioni. E' un passaggio importante, che vede uno sforzo di particolare intensità di Sant'Egidio e di tutti i suoi membri in ogni parte dei mondo in cui sono presenti, per l'affermazione del valore della vita senza eccezioni, a tutti i livelli.
Hanno la medesima radice evangelica, mentre si esprimono come proposta a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà, indipendentemente dal credo religioso, anche altre iniziative umanitarie, come quella contro le mine anti uomo, ovvero il concreto aiuto ai profughi e alle vittime di guerre e carestie, come in Sud Sudan, Burundi, Albania e Kosovo, o le recenti azioni a sostegno delle popolazioni colpite in Centro America dall'uragano Mitch, o per la liberazione di schiavi, dove questa pratica inumana è ancora utilizzata.

Comunità di Sant'Egidio
Piazza Sant'Egidio, 3a
00153 Roma - Italy

Tel.  +39.068992234
Fax. +39.06.5800197

http://www.santegidio.org
eMail info@santegidio.org

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